Il Volo
di Marcello Ghiringhelli
L’uomo già avanti con gli anni rinchiuse dietro di sé la porta che dava sul terrazzo dello stabile mettendo in tasca le chiavi e si incamminò verso il parapetto, immerso in una ridda di pensieri: ricordi che si rincorrevano e si scontravano, si univano e si disperdevano, intanto che osservava la città, in basso.
Con gli occhi della mente rivide il volto mai dimenticato della sua amata Yvonne, che solitamente chiamava “la mia Monnalisa”. E nel contempo, gli ritornò alla memoria la vita con lei, giorni e notti felici, e il suo accento dello Champagne, ma ugualmente petillant. Poi, improvvisamente, la immaginò, come aveva fatto mille volte, cadere sotto i colpi dell’O.A.S..
Il mondo si oscurò.
Il cielo si oscurò.
La vita non ebbe più alcun senso.
Dopo un attimo, il film riprese a scorrere e ammirò la sua amata bimba Sabine, con gli occhi azzurri e i capelli neri, tutta sua madre. Ma il suo cuore si arrestò per un istante, nel riprovare l’emozione di averla persa “a tout jamais” per le scelte di una vita al di fuori della legge, prima, e, perché "innamorato" della Rivoluzione, poi..
Eppure molta gente lo rispettava e gli voleva bene. A fronte dell’odio che gli mostravano le autorità costituite dello stato. In tutti quegli anni trascorsi in carcere non avevano mai smesso di ingiungergli:
“Se stai zitto, muori”.
“Se parli, muori”.
Quindi, parla e muori.
Ma lui non aveva mai ceduto. Rivolse lo sguardo alle auto e ai passanti minuscoli come dei giocattoli. Alzò gli occhi al cielo, un cielo terso che pareva uscito dalla mano di un pittore impressionista. Mentre la sua mente vedeva scorrere la sua vita attraverso un caleidoscopio e, fiero di quello che vide, il suo cuore esultò di una gioia quasi selvaggia mentre volava incontro alla sua Yvonne che lo aspettava a braccia aperte e con il sorriso dei suoi vent’anni.