giovedì 29 settembre 2011

L'avventura di comunicare

Incontro del 19 settembre Milano Casa circondariale San Vittore
La solitudine esiste?
Simon Pietro De Domenico, Giovanni Cerri Azalen Tomaselli con i detenuti

Dopo l’afa dei primi giorni di settembre oggi l’aria è autunnale, un brontolio in lontananza avvisa che pioverà. Giovanni ci attende nella piccolo spiazzo verde davanti San Vittore. Oggi siamo in tanti e ci presentiamo. Giovanni parla dello scopo del Libroforum e della sua storia. Simone si sofferma sulla scrittura e sul valore terapeutico che essa può avere. Azalen sostiene che il Libroforum è uno spazio di parole e di ascolto dove il libro entra come un terzo, per favorire il confronto, e per aiutare a trovare risposte o a sollevare domande. Iniziamo con la lettura di un poeta greco. Una poesia che suona come un avvertimento a non dissipare la vita in avventure effimere per non riscoprirsi alieni:

(La vita) Non sciuparla portandola in giro / In balia del quotidiano / Gioco balordo degli incontri /E degli inviti/ Fino a farne un stucchevole estranea
(Costantino Kavafis, Settantacinque poesie, Giulio Einaudi Editore).




Poi i detenuti leggono le poesie tratte dalla raccolta inedita Stigmate del poeta albanese Gezim Hajdari vincitore del premio Montale. Le liriche sono il canto dolente di un uomo che ha lasciato la sua terra, carico di nostalgia per ciò che ha perduto.

Ogni giorno creo una nuova patria / in cui muoio e rinasco quando voglio / una patria senza mappe né bandiere / celebrata dai tuoi occhi profondi / che mi accompagnano per tutto il tempo del viaggio / verso cieli fragili (…)

La poesia sollecita molte riflessioni sulla solitudine e sulla mancanza delle persone che amiamo. Luigi osserva che la solitudine non esiste. Qualcuno replica che c’è una solitudine esistenziale, e che il modo in cui ognuno vive la propria condizione non può essere facilmente né comunicato né compreso. Il dibattito si anima e occorre riportarlo nell’alveo di una conversazione pacata. Simone chiede di osservare alcune regole nella conversazione come quella di ascoltare il punto di vista degli altri senza volere a ogni costo
prevaricare. Luigi racconta di essere l’unico a potere parlare di solitudine, perché è vissuto nella strada dall’età di quattro anni, eppure ha fatto dei passanti la sua famiglia, è diventato un artista di strada e ha imparato a convivere con una condizione atipica. Bruno parla della libertà di espressione come di un bene da salvaguardare. Ha una cultura che spazia dalla teosofia alla storia delle religioni e tiene il campo. Il tema suscita molta tristezza.
Si propone, a questo punto, la lettura di un racconto di Italo Calvino, tratto dalle Le città invisibili: “L’avventura di un impiegato”. Un impiegato in stato di grazia per un’avventura galante scivola nel grigiore della vita abitudinaria, perché si accorge che nessuno è in grado di capire la sua “straordinaria”esperienza e piomba in un terribile smarrimento. Il racconto divertente e tragico è una metafora della scrittura perché sembra suggerire che le cose non dette non siano nemmeno vissute. Azalen osserva che l’identità di ognuno si costruisce sul racconto che ognuno imbastisce della propria vita grazie al lavoro della memoria. Simone legge il bando di un concorso letterario “Poesie e parole” Saluti e strette di mano chiudono il nostro incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

Nessun commento:

Posta un commento