Storia della mia vita (prima parte)
di Joshua
Sì, questa è la storia della mia vita, la mia vita è la storia di mio figlio.
Inizia con mia moglie incinta, io ero felice che Dio ci avesse dato questo dono, ero felice perché sentivo che ora io ero parte di una famiglia. Prima che mia moglie partorisse il destino mi ha portato lontano da lei e dal nostro bambino. Per anni avevo immaginato questo figlio e, solo sette giorni prima che nascesse, fui costretto a separarmene. In tutti questi giorni che ho passato in questo luogo (il carcere), un anno e dieci mesi, ho avuto la possibilità di vedere mio figlio una sola volta. Mio figlio si chiama Joshua. Sto scrivendo la storia della mia vita oggi che è il 13 di aprile 2011, ma in questi mesi non è passato un solo istante senza che io non pensassi a lui. So che un giorno arriverà come è arrivato l'oggi, quel giorno io parlerò con mio figlio e gli racconterò questa storia, gli spiegherò perché ho dovuto abbandonare lui e sua madre prima ancora che nascesse. Fino a quando avrò vita io continuerò a seguire la strada della grazia. Grazie Dio, per esserti preso cura di me e della mia famiglia.
Il 20 Aprile 2011 ho visto mio figlio. E' venuto con mia sorella, Io ero così felice di poterlo vedere, lui mi guardava come si guarda la luna. Dopo quindici minuti gli stavo dando da mangiare, mia sorella disse: “Joshua lui è papà.” Joshua mi ha guardato poi ha cominciato a voler dividere con me il cibo che io gli imboccavo. Quando terminò il tempo consentito per il nostro incontro, mentre stavo per lasciarlo a mia sorella, lui pianse, piansi anch'io. Erano passati due mesi da che avevo visto Joshua, a breve sarebbe iniziato il mio processo. Il 2 di Luglio mio figlio festeggerà il suo compleanno..
Il magistrato chiese cinque anni di reclusione, il mio avvocato cercò di rincuorarmi, mi disse che saremmo andati in appello. La mia famiglia cercò di darmi forza con parole di conforto e di speranza. Mi dissero di non arrendermi e che mi sarebbero sempre rimasti accanto. Dio sa perché mi ha tenuto lontano da loro così a lungo. Mia moglie mi ha raccontato la storia del mio migliore amico. Lui viveva con me. Mi riferì che era andato ad una festa, a questa festa scoppiò una lite e qualcuno morì. La polizia arrestò nove persone e, tra queste, il mio miglior amico. Ho ringraziato Dio, ho pensato che forse mi aveva voluto proteggere da guai peggiori, chiudendomi in questa cella. Bisogna essere grati della nostra vita, perché anche quando una porta di felicità si chiude un'altra si può spalancare. Credo che questo sia il modo in cui lavora Dio, che mai abbandonerebbe i suoi figli. Dopo due mesi dal giorno in cui ho visto mio figlio, il mio meraviglioso figlio, ho ricevuto una lettera che mi informava che sarei rimasto in questa prigione per altri cinque anni, prima di poter tornare a casa. In questi cinque anni devo far vedere di essere un brav'uomo e un buon lavoratore. Forse così facendo si convinceranno a lasciarmi andare dopo tre anni e nove mesi. Poi mi sono seduto, ho pensato a Dio e a come poter essere un brav'uomo. Ho pensato che in questo luogo c'erano molte persone, uomini così diversi gli uni dagli altri. In prigione è così facile scontrarsi, offendersi, aggredirsi. Perché qui le persone perdono tutto, dimenticano persino gli affetti, non hanno più attenzione per l’altro. La sola cosa che conoscono è il tempo.
A volte sembra non fare differenza quanto tu sia una brava persona, a volte si deve pagare per colpe di altri.
* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.
* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.
Nessun commento:
Posta un commento