Massimo Fossati scrive dell'incontro con i detenuti (vai QUI per il resoconto)
Quale autore del romanzo L’Angelo triste è la seconda volta che ho l’opportunità di presentare il mio lavoro all’interno di San Vittore, merito di Libroforum, al quale sono grato. Com’è facilmente intuibile, l’iniziativa può essere considerata in vario modo ma, certamente, è lontana anni luce da implicazioni economiche: gli ospiti di San Vittore non rappresentano il pubblico ideale al quale rivolgersi sperando di promuovere la propria opera. In cambio delle mie quattro chiacchiere e dell’ascolto dei problemi del carcere – che sembrano così astratti e lontani per coloro che vivono fuori – c’è qualcosa di prezioso che ho ricevuto: la riconoscenza che ho letto negli occhi di quell’umanità dolente per l’attenzione che le si stava dedicando. Riuscire a parlare di un romanzo a coloro che sono immersi in un mondo estraneo e chiuso fatto di umiliazioni, di sovraffollamento, di processi, di speranze e di rassegnazione, è tutt’altro che facile: sarebbe come se si volesse illustrare la tecnica dello sci ai beduini sahariani. Difficile catturare il loro interesse. Eppure, in qualche modo, questo è successo, non senza l’apporto degli animatori di Libroforum, beninteso. E’ successo che dai temi generali quali il rapporto problematico con i propri genitori e la possibilità del compimento di scelte diverse e coraggiose per dare una svolta all’esistenza, estrapolati dal romanzo, il piccolo uditorio si sia animato ed abbia sentito la necessità di raccontarsi e di trarre, dalle proprie ed altrui esperienze, considerazioni amare ma aperte anche alla speranza che una soluzione vi possa essere, che sia necessario cercarla per lasciarsi definitivamente alle spalle l’esperienza che sta vivendo. Se far pensare è uno degli obiettivi che la letteratura dovrebbe porsi, almeno in piccola parte, in quell’angusta aula del braccio VI di San Vittore, mi sembra di aver concorso a che ciò si realizzasse.Grazie ancora a Simone, Azalen e Giovanni.
Massimo Fossati
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