Resoconto di Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico
Una giornata calda, troppo calda e afosa per essere una giornata di fine maggio. Oggi va in scena uno spettacolo del laboratorio teatrale del femminile. Nel cortile di San Vittore il pubblico è già assiepato ma rigorosamente distinto in due settori: maschile e femminile. C’è un fermento, risate, parlottio fitto delle occasioni, gli agenti in piedi, il cielo, ritagliato sopra le teste, è un cappello sbiadito. Donatella Massimilla dà il via all’incontro presentando il “padrino d’eccezione” di questo evento, Ascanio Celestini. In postazione, Giuseppe Scutellà, regista teatrale del Beccaria, si offre come operatore video. Donatella introduce il progetto “Libera università del teatro”, un progetto di teatro carcere coordinato tra più istituti penitenziari della Lombardia. Per l'inaugurazione viene proposto un testo scritto da Adriano Vianello che racconta la storia di due matti internati, Bach e Mozart, uno che sogna di diventare Dio e uno che sogna di diventare donna. Viene da pensare che chi Dio c’è già, non ha bisogno di sognare.. e chi è donna?
giovedì 31 maggio 2012
venerdì 25 maggio 2012
Pro patria: senza processi e senza prigioni
Riflessioni di Azalen Tomaselli
su Pro patria di Ascanio Celestini.
su Pro patria di Ascanio Celestini.
Non vorrei fare troppe sbrodolature, ma quello che colpisce positivamente in questo monologo lungo 100’ di Ascanio Celestini è la capacità di mettere insieme le pagine antieroiche del nostro Risorgimento e le parole in libertà di un detenuto, figlio di un lustratore di mobili. Il virtuosismo linguistico dell’autore (e attore) ha fatto centro ancora una volta, scavando nelle memorie del nostro paese per buttare tanta zavorra retorica sugli eroi e i martiri che hanno fatto l’Italia. Il pretesto è il discorso di un detenuto-narratore che nella sua cella, due metri per due, ha molto tempo per leggere e per parlare, in una specie di reverie, a Giuseppe Mazzini. Un Mazzini silenzioso e sconfitto, quasi un uccello di malaugurio nel suo immancabile vestito nero, fondatore della gloriosa repubblica romana del ‘49, che aveva promesso di governare senza prigioni e senza processi. Il discorso si snoda tra le pagine del Risorgimento di cui riesuma i protagonisti: Pio IX, Pisacane, Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Cavour, svelandone interessi e giochi politici, e una cella, dove il “senza nome” si improvvisa Maître à penser. La domanda che serpeggia come un filo rosso è: quando è finita la rivoluzione? Quando è che siamo stati sconfitti? Che rapporto c’è tra la Storia e la vicenda di questo carcerato?
lunedì 21 maggio 2012
Mediazione
Riflessioni di Azalen Tomaselli
Si sa, la nostra Giustizia funziona a scartamento ridotto. La colpa si dà alla proverbiale litigiosità di noi italiani, alle controversie che intasano le aule dei tribunali, alla mole di lavoro che i magistrati devono sostenere, ai tempi siderali dei processi, alla sfiducia..
La mediazione civile sopperisce a questo iperbolico flusso in ingresso di cause portando, la controversia davanti a uno o più professionisti imparziali che assistono le parti nella ricerca di un accordo amichevole e nel trovare soluzioni per la sua composizione.
Il vantaggio che ne consegue sono tempi più rapidi, l’opportunità di mettere fine a discordie che, protraendosi nel tempo, rovinano l’esistenza, inveleniscono gli animi, disgregano il tessuto sociale.
Si sa, la nostra Giustizia funziona a scartamento ridotto. La colpa si dà alla proverbiale litigiosità di noi italiani, alle controversie che intasano le aule dei tribunali, alla mole di lavoro che i magistrati devono sostenere, ai tempi siderali dei processi, alla sfiducia..
La mediazione civile sopperisce a questo iperbolico flusso in ingresso di cause portando, la controversia davanti a uno o più professionisti imparziali che assistono le parti nella ricerca di un accordo amichevole e nel trovare soluzioni per la sua composizione.
Il vantaggio che ne consegue sono tempi più rapidi, l’opportunità di mettere fine a discordie che, protraendosi nel tempo, rovinano l’esistenza, inveleniscono gli animi, disgregano il tessuto sociale.
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