mercoledì 28 novembre 2012

Perché tutti scrivono e pochi leggono?

Riflessioni sulla condizione dei detenuti del sesto secondo di San Vittore
di Giorgio Cesati Cassin

Mi sono chiesto perché oggi tutti scrivono e pochi leggono. Una risposta precisa non l’ho trovata, però sono giunto ad alcune conclusioni che mi appaiono accettabili. Da accanito lettore ho un po’ scoperto l’acqua calda; scrivere, come dipingere e infinite altre attività creative, hanno dei fini individuabili, per esempio quello di lasciare un segno della propria esistenza, ma anche altri. Più i tempi sono confusi e caotici, più sembra corroborarsi la voglia di emergere, di farsi notare, di uscire da una insopportabile anonimità. Poco importa che io legga, più importante è che gli altri mi leggano, adesso e poi anche dopo. Scrivere è terapeutico, cura le nostre nevrosi, a volte i risultati sono ottimi, altre no, quasi ci fosse una conclamata farmaco resistenza. Qualcuno potrà dirmi che non tutti scrivono. Lapalissiano, non tutti sono ammalati, una cospicua parte dell’umanità non lo è, soprattutto non tutti soffrono della stessa malattia. 


lunedì 26 novembre 2012

Makiguchi e la ricerca della felicità

Incontro del 19 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Antonio Mercurio presenta la raccolta Lunaria, parlando di Soka Gakkai, karma e buddhità.
Antonio Mercurio, Giorgio Cesati Cassin, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti e un liberante.
Oggi il cielo è una volta azzurra e luminosa, novembre ha disteso un tappeto di foglie gialle e arancione lungo i viali della città. Al sesto siamo indirizzati verso la stanzetta, perché la cella ospita il corso di trucco e parrucco. Simone, giunto in ritardo, è accolto con un applauso. Legge il resoconto concludendolo con le parole dedicate da Alda Merini alle detenute di San Vittore. Sono parole dolenti che offrono il primo  spunto per la discussione, in particolar modo una frase colpisce i partecipanti: "..e forse la durezza delle leggi non potrà nulla contro la speranza che c’è in ognuno di noi.." Giorgio Cesati osserva, paragonandolo al dolore che, in base al pensiero della poetessa, dà nuova linfa alle nuove generazioni, che anche il chicco di grano nel momento in cui muore dà frutto e nutrimento alla pianta che germoglia. Mattia risponde con un moto trattenuto di ribellione: "Qua dentro la speranza è la voglia di cambiare". Il dialogo s’intreccia e si anima: per Simone quella della poetessa non è retorica perché il dolore è parte integrante della costruzione di una vita e serve anche per produrre esperienza. Giorgio che ha parlato del libro del figlio Marco, Non siamo qui per caso, avverte che bisogna interpretare tutte le coincidenze spiacevoli che ci capitano per trarne un significato. Replica Mattia sostenendo che il dolore più che veicolo di speranza è parte della vita e si dovrebbe trasformare in esperienza: "Siamo in un carcere, e ogni forma di imposizione non lascia spazio alla speranza. Io preferisco concretizzare, pensando alle pene che ho dato e ho ricevuto in una vita, nello stesso tempo ho un passato (negativo, non cronologico), non rinnego io il passato, lo considero negativo e non lo rinnego, lo metto nello zainetto". 


lunedì 19 novembre 2012

Via Padova mon amour

Incontro del 12 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Federico Riccardo Chendi presenta Sparami, parlando di Vallanzasca e ligera.
Federico Riccardo Chendi, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Quando Azalen e Simone arrivano trafelati (Azalen è in ritardo!), lo vedono, Federico Chendi, seduto sul tognolino, dirimpetto al bar. Sulla faccia ha una calma olimpica e sta leggendo. Sorride a Azalen che farfuglia qualche parola di scusa. Ha portato una sporta piena di libri. Facciamo una sosta al bar. Poi si entra per le solite formalità, con un rapido passaggio dall’ufficio degli educatori, alla ricerca del permesso che non si trova. Ormai su al sesto il clima è cordiale, Anima bella suona la chitarra e improvvisa la colonna sonora dell’incontro. Dopo la rituale lettura del resoconto da parte di Simone, è Federico a presentarsi: "Non sono uno scrittore", afferma quasi a mo’ di scuse. Poi racconta della sua attività principale, la gestione di un bar nella "tristemente nota" via Padova, dove incontra gente interessante, e dove, quando la notte rientra a casa, qualche scheggia rimasta dentro diventa materia dei suoi racconti, "ma è una cosa chiusa", soggiunge. Ha lavorato per le case editrici, come editor, ha confidenza con i libri. Lozio gli chiede se sia più bello leggere o scrivere. Federico senza dubbi risponde che è certamente più bello scrivere, poi accenna alla difficoltà di capire quando la storia si conclude, come per un quadro, il pittore deve sapere quando deporre i pennelli. 


Dal vostro dolore nascerà letizia

Componimento di prosa poetica di Alda Merini dedicato ai detenuti di San Vittore.

E' bello quando un uomo riesce a trovare e a creare Poesia in un luogo di detenzione che io chiamo prigione.
Ma l'uomo non deve dimenticare che vive nella prigione del suo corpo e dei suoi pensieri.
Quindi anche il detenuto ha diritto al suo spazio di libertà e alla sua anima. Forse il giudizio degli uomini non è altro che un giudizio divino perché l'uomo affini e colmi la sua spiritualità, e forse la durezza delle leggi potrà nulla contro la speranza che c'è in ognuno di noi.
Siate benedetti Voi che riuscite a cantare la sacralità delle prigioni, pensate a quanti fiori di preghiera possono nascere dal vostro labbro, e che ci sono fiori bellissimi che vivono avvinghiati ad una sbarra. Forse qualcuno morirà dietro queste sbarre ma comunque il dolore è una grande semina, e se non servirà a voi servirà alle nuove generazioni che dal Vostro dolore faranno nascere nuova letizia. 


Alda Merini

da Vigilando il lavoro dell'orologio, a cura di Silvana Ceruti Ed. La vita felice.

mercoledì 14 novembre 2012

Che cos'è la mediazione dei conflitti

Brevi note sulla mediazione dei conflitti
di Azalen Tomaselli 

Mi sono avvicinata alla mediazione per caso. Carl Gustav Jung parla di sincronicità, alludendo alle significative coincidenze che traggono origine dagli archetipi dell’inconscio collettivo e a quei fatti e a quei fenomeni che non si spiegano con la causalità che proprio per questo acquistano un senso profondo. Lo spirito vive di fini, sosteneva, confutando il casualismo di Freud. Non si possono pertanto capire la psiche e i suoi indecifrabili sentieri con una logica.. scientifica! Non so perché mi venga in mente questa disputa che poi avrebbe portato alla frattura tra Jung e Freud. Ma anch’io ritengo che le vite umane siano regolate dalla acausalità e che certi accadimenti siano necessari in un senso altro, rispetto alla oggettiva relazione di causa effetto. Data questa premessa, spero di generare altre curiose connessioni proponendo un tema non molto conosciuto, quello della mediazione penale. L’incontro con la mediazione è stato, come ho detto, occasionale e per queste ragioni più significativo, oggi riveste per me un grande interesse. Cercherò con queste brevi note di esprimere un mio punto di vista che possa stimolare a approfondire l’argomento, soprattutto, chi sia vittima di qualche fatto che ha procurato sofferenza, disagio, domande che sono rimaste senza risposta. Quando ci accade qualcosa di spiacevole o di drammatico la domanda che risuona dentro di noi come un mantra è: perché proprio a me? 
Il bisogno di ottenere una risposta si appropria tirannicamente dei nostri pensieri e ci impedisce di archiviare l’esperienza dolorosa.


lunedì 12 novembre 2012

Padre, se anche tu non fossi il mio...

Incontro del 5 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Al Sesto Secondo si discute della difficoltà di essere padri e di essere figli.
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi è bello a Milano. il cielo azzurro è attraversato da poche nuvole leggere. Simone e Azalen arrivano puntuali all’appuntamento. Attraversato il cancello, vengono trattenuti dagli agenti nell’ampio corridoio del sesto reparto perché la stretta scala è impegnata dai detenuti che si recano all’aria. Molti di loro sono africani, nessuno del Libroforum ha preferito godere di questi ultimi scampoli di sole autunnale, infatti il gruppo è numeroso e il giro delle sedie più ampio del solito. C’è anche Animabella che prende subito la chitarra e inizia a cavarne qualche nota melanconica. Simone invita Cortez a spiegare in breve a a un nuovo partecipante cosa sia il Libroforum, poi legge come d’abitudine il resoconto dello scorso incontro, in sottofondo le note di Animabella. Oggi non c’è l’autore per un fraintendimento che ha fatto saltare l’incontro e Simone sceglie una prima poesia tratta da una collana di tascabili Bompiani distribuiti dall’Espresso, invitando Giocadinuovo a cimentarsi nella recitazione del testo. E’ Lasciatemi divertire di Aldo Palazzeschi. I commenti piovono subito perché non sfugge il senso di queste parole in libertà. Sembra anzi che il testo sia suggestivo e orienti le risposte rapide e immediate. Qualcuno osserva è il gusto di giocare con le parole che sembra ridicolo.


domenica 11 novembre 2012

Preghiera di Lozio

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

A conclusione dell'incontro del 22 ottobre 2012 a San Vittore, Iginia Busisi Scaglia ha chiesto ai partecipanti di scrivere una preghiera. A seguire la preghiera di Lozio.

Preghiera: Fino a quando
di Lozio


Stanco di voli inutili
Refusi giochi di un bambino dal cuore puro
Con gli occhi umidi di lacrime mai sgorgate

Ti chiedo, o Padre, di rivolgere
Il tuo benevolo sguardo su di noi
E come l’acqua mescolata al vino

Ti prego di mescere il tuo spirito
Alla nostra vita affinché lenisca
Il dolore di questo nostro incedere …

Fino a quando Padre permetterai
Alla lancia di trafiggere le mie carni?

Padre misericordioso abbi pietà della mia anima
Vedi che la mia aridità scaturisce dubbi
E le mie pupille sono avide del Tuo amore!


* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

giovedì 8 novembre 2012

Preghiere di Giocadinuovo

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

A conclusione dell'incontro del 22 ottobre 2012 a San Vittore, Iginia Busisi Scaglia ha chiesto ai partecipanti di scrivere una preghiera. Questa preghiera non era da indirizzare necessariamente a Dio, non tutti i partecipanti all'attività sono religiosi. E nonostante questo Iginia ha voluto sottolineare il valore liberatorio della preghiera, anche per chi non crede.

A seguire due preghiere proposte da Giocadinuovo:


Preghiera
di Giocadinuovo

Ti prego o Signore
Non ti vedo ma ti sento
Tu hai creato me e io ora voglio te
Il desiderio di raggiungerti è
Immenso e quindi prego e ti penso

Anche in questo dolore ti
Ringrazio donami la forza
Di allontanare il male e
La presunzione dammi la prudenza

Creatore dell’umanità se ti ho dentro
Avrò la vera libertà

Amen (grazie)


Preghiera
di Giocadinuovo

Vasaria tu che sei il mio custode
indirizzami sulla retta via
allontanami da pensieri sleali
allontanami da strane mode
e avvicinami al gregge dei leali

proteggi i miei pensieri sani
da quelli malvagi, queste per te
sono le mie parole, fa che in me
diventino di vita regole

Amen (grazie)


* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

mercoledì 7 novembre 2012

Mediazione Penale: Liberante inaugura una nuova sezione

Liberante inaugura una nuova sezione dedicata alla mediazione penale: Mediazione. Con l'obiettivo di offrire informazioni sulla mediazione dei conflitti, sulla sua normativa, un elenco di alcuni uffici di mediazione italiani e una lista delle principali risorse online sull'argomento.
E' anche possibile leggere degli articoli inediti su questa procedura accedendo al relativo label: Mediazione.

martedì 6 novembre 2012

Kafka e le sue lettere alla bambola viaggiatrice

Incontro del 29 ottobre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Franz Kafka tra lettere scritte a bambole smarrite e racconti sull'ostruzionismo del potere
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi una corrente di aria fredda avvolge Milano. Il cielo è limpido, sgombro di nuvole. Ormai la stanzetta è sostituita dalla cella sgombra, unico arredo del passato: due tristi pensili arancione. Azalen e Simone con la chitarra attendono i detenuti. Arrivano, come al solito alla spicciolata. Simone legge il resoconto del precedente incontro, ormai diventato la storia del gruppo, mentre Azalen cerca di registrare nell’espressione dei presenti il consenso agli interventi e alle parole riportate. Dopo qualche commento sul resoconto, Simone inizia proponendo Io sono Dio di Mauro Righi (www.maurorighi.it), un poeta già venuto a San Vittore a un incontro del Libroforum al terzo raggio. Il testo, dichiaratamente provocatorio, è una gustosa caricatura della presuntuosa e puerile onnipotenza della società di oggi in cui il Dio di turno come uno tsunami plasma un mondo a sua immagine e somiglianza. Un mondo abitato da uomini senza capelli e da donne con scarpe in "plessiglass" e con tacco 15, dove un Dio annoiato gioca a monopoli con le inutili esistenze e per ingannare il tedio mette le montagne al posto del mare. "E’ un malato mentale", il primo commento a caldo di Roman. Simone riscontra nella poesia un gusto gaberiano, poi per entrare nel vivo e introdurre l'autore di cui si parlerà oggi, propone in seconda battuta un frammento tratto da Follie di Brooklin di Paul Auster , in cui si parla degli ultimi mesi della vita di Franz Kafka