di Giorgio Cesati Cassin
Mi sono chiesto perché oggi tutti scrivono e pochi leggono. Una risposta precisa non l’ho trovata, però sono giunto ad alcune conclusioni che mi appaiono accettabili. Da accanito lettore ho un po’ scoperto l’acqua calda; scrivere, come dipingere e infinite altre attività creative, hanno dei fini individuabili, per esempio quello di lasciare un segno della propria esistenza, ma anche altri. Più i tempi sono confusi e caotici, più sembra corroborarsi la voglia di emergere, di farsi notare, di uscire da una insopportabile anonimità. Poco importa che io legga, più importante è che gli altri mi leggano, adesso e poi anche dopo. Scrivere è terapeutico, cura le nostre nevrosi, a volte i risultati sono ottimi, altre no, quasi ci fosse una conclamata farmaco resistenza. Qualcuno potrà dirmi che non tutti scrivono. Lapalissiano, non tutti sono ammalati, una cospicua parte dell’umanità non lo è, soprattutto non tutti soffrono della stessa malattia.