lunedì 30 dicembre 2013

Mamma

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Mamma
di Gio

Notte ti avevo persa. Per quattro lungo giorni ti ho aspettata, cercata, ma invano, non capivo perché non arrivavi. 

Perché la febbre mi ha portato nell'oblio; 

all'alba ti ho intravista e, dopo la debolezza naturale in cui l'influenza mi ha portato, come la cerva anela  corsi d'acqua, così la mia anima ti ha aspettato per sognare. 

Cosa? 

Natale

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Natale
di Gio

La mezzanotte è scoccata e il Natale ha portato a me che ultimamente non l'ho festeggiato. 

Un grande sconforto mi ha lasciato. 

Fuori un grande gioire, brindare, cenare, anche i miei cari una parvenza di festa devono mostrare per i loro nipotini che aspettano i regali. Ma perfino nel riso il cuore può essere in pena e nel dolore può finire l'allegria. 

Amare, anche questo può significare. Tutto un vapore appare e poi scompare: 

che ne sarà della mia vita domani? 

Caro amico

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Caro amico
di Gio

Triste notte, sei ritornata. Da un periodo non ti apprezzavo, non volevo pensare e nella tristezza sprofondare. Ma adesso voglio ricordare. 

Zero ci ha lasciati, non sappiamo dove è andato. 
Spero bene abbia trovato. 
Lui lo merita perché ci ha sempre rafforzato e una parola dolce ha sempre dato. 

sabato 7 dicembre 2013

Mediazione penale e dei conflitti

Incontro del 18 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Martina Tombari parla di mediazione penale e dei conflitti.
Martina Tombari, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il gruppo del Libroforum e Cuminetti si sono riuniti per proporre il tema: la mediazione penale e dei conflitti; Azalen introduce l'ospite Martina Tombari che si racconta in breve ai presenti. Martina Tombari ha una lunga esperienza in campo sociale, è mediatrice penale e dei conflitti e formatrice in corsi di mediazione. 

Mentre Giorgio Cesati Cassin prende posto nelle ultime file e Simone fa le prove audio per la proiezione, Azalen invita i partecipanti a considerare Cena tra amici (Le Prénom), un esempio di quanto i rapporti umani siano spesso falsati da pregiudizi e di come basti poco per fare venire a galla vecchi rancori, invidie e risentimenti camuffati dal bon ton. I due registi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte danno, infatti, con questo film un brillante saggio del repentino trasformarsi di una innocua cena tra amici in un gioco al massacro, in cui ognuno dei commensali tira fuori tutto il veleno celato dietro legami apparentemente affettuosi. Il virus non lascia indenne nessuno e la verità mette a nudo impietosamente, con una potente lente di ingrandimento, i difetti di ogni componente il ristretto gruppo, trasformandolo in maschera o macchietta. 

All'origine del meccanismo comico c'è il gusto di sbeffeggiare la vittima di turno per rallegrare la serata. Il fuoco di fila delle battute urticanti svela i sentimenti che legano la piccola comitiva di parenti e amici: la taccagneria di Pierre, (padrone di casa e marito di Elizabeth) un docente universitario a la page, la supponenza e l'egoismo del cognato Vincent, un affermato immobiliarista, la presunta omosessualità di Claude, un orchestrale amico di famiglia, il risentimento e l'invidia di Elizabeth verso il fratello e il marito, l'indifferenza di Anna, moglie di Vincent e manager di successo. 

venerdì 6 dicembre 2013

Figlia

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Figlia
di Gio

Notte, adesso fammi viaggiare. A mia figlia voglio pensare. Bella, solare, un amore da rinsaldare e in questo luogo ripensare. Voglio un bel viaggio fare, io e te e il mare, che tanto ci ha fatto giocare: sole, sdraio numerate che insieme abbiamo contate, giochi d'acqua sulla battigia, castelli di sabbia, fatti e svaniti, l'amore che ti ho dato, a me è ritornato, in un turbinio di emozioni che il tuo essere mi ha riportato. La tua gioia mi hai inviato, con un sorriso mi hai appagato. Mano nella mano abbiamo viaggiato e insieme volato. A Linate siamo atterrati per poi ripartire per lidi, che non abbiamo mai visitato, che storia insensata. 

Fantasia

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Fantasia
di Gio

Notte: “Sono tornata e all'imbrunire mi sono affacciata da quella finestra, per rituffarmi nell'oblio della tua mente. Sono qui, prendimi e incomincia a volare, fatti trasportare fuori, dove la vita scorre. Pullman nero con gabbie riservate a chi deve andare. L'ispezione corporale, prima, bisogna fare e in attesa restare. Chi va chi viene è un andirivieni, voci che si rincorrono in un turbinio di avanti e indietro, si vogliono divertire. Braccia avanti, intrappolati in fila indiana, tirati come cani, strattonati. Buio di una gabbia, stipati. Fuori la vita va, scorre uguale per chi la sa apprezzare. Non sembra vero: uomini normali, donne sensuali che sembrano volare. Semafori, stop. Vigile che vuole farti passare, è un giorno normale, dopo tutto quel brulichio di sensazioni innaturali: conto, battitura, aria, posta. E solo la pioggia che scende uguale, uggiosa e a Lucio Battisti ti fa ritornare. Sorrisini, I Phon, cellulari, guardati da chi dovrebbe lavorare, invece di giocare.

martedì 3 dicembre 2013

Agota Kristof e l'abitudine alla sofferenza

Incontro del 11 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Aiutare gli altri, ma a distanza o aiutare gli altri esponendosi?
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Azalen e Simone arrivano in ritardo. E' una bella giornata, il cielo blu e il sole caldo hanno spazzato via il tedio della caligine e della pioggia recente. E' l'estate di San Martino che avvolge in un tiepido guscio la città. All'arrivo al sesto secondo, trovano Giorgio Cesati Cassin intento a conversare con il gruppo del Libroforum; si allarga il giro delle sedie e Giorgio, su invito di Azalen, legge il resoconto. La lettura suscita commenti e John racconta l'episodio del marocchino, vittima di maltrattamenti da parte dei concellini, scappato dalla sua cella con il lenzuolo e la coperta addosso, e invitato perentoriamente a rientrarvi dagli agenti. E' malmenato dai suoi stessi compagni, sotto gli occhi indifferenti del personale penitenziario che assiste al pestaggio, senza sedare la rissa. John sostiene che non bisogna tacere, mentre i compagni ritengono inutile parlarne. Proprio questa visione stoica spinge Giorgio a raccontare la trama del primo libro di Agota Kristof, una scrittrice ungherese morta nel 2011, autrice della Trilogia della città di K. 

Il romanzo Il grande quaderno racconta la storia di due gemelli affidati dalla madre alla nonna, una donna crudele che infligge loro ogni genere di punizioni. I bambini scrivono su un quaderno le sevizie a cui sono sottoposti e si allenano a sopportarle infliggendosele reciprocamente fino a diventare insensibili al dolore fisico e morale. E' un'educazione rovesciata, indotta da un contesto sociale e familiare degradato e disumano (il romanzo è ambientato nell'Europa dell'Est, al tempo della guerra bosniaca. Giorgio legge uno dei commenti del filosofo sociale Slavoj Žižek, sul trittico della Kristof: 
Here I stand – questo è quello che mi piacerebbe essere: un mostro etico privo di empatia, che fa quello che deve essere fatto con una strana coincidenza di cieca spontaneità e distanza riflessiva, che aiuta gli altri evitandone la disgustosa prossimità. Con gente come questa, il mondo sarebbe un luogo piacevole in cui il sentimentalismo sarebbe sostituito da una passione fredda e crudele. 

lunedì 18 novembre 2013

La donna di Porto Pim e la forza della scrittura

Incontro del 4 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il pericolo di diventare schiavi d'amore.
Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Una giornata piovosa e autunnale. Azalen e Simone salgono al sesto secondo, dove ritrovano il piccolo gruppo del Libroforum. Oggi, Giorgio non verrà. Si inizia con la lettura del resoconto. Al termine, Gio legge un suo testo che ha come protagonisti gli animali. La storia è ambientata a San Vittore, configurato come l'arca, costruita da Noè per salvare dal diluvio la sua famiglia e tutte le specie viventi. La storia: in seguito alle battaglie degli animalisti, in una calda giornata estiva, gli zoo sono chiusi e le bestie, vengono trasferite in un vecchio convento che accoglie tutti gli animali dal vecchio leone sdentato, al cavallo rampante, al mansueto agnello, alle iene, ai leopardi, ai cobra, tutti stipati e mal foraggiati ... Così inizia il brano di Gio che riceve l'approvazione del ristretto gruppo di ascoltatori e offre lo spunto per parlare della scrittura. 

Gio racconta di un detenuto straniero che non riusciva a scrivere e viveva una forte prostrazione a causa di questa sua impossibilità di esprimere la sua sofferenza e dell'interruzione dei rapporti con i familiari. Gradualmente con l'aiuto di Gio è riuscito a scrivere e a riallacciare i legami con il mondo esterno; poi parla della sua esperienza e delle lettere che scrive quotidianamente a sua figlia, aggiungendo commosso: “E' come se parlassi con lei”. 

domenica 17 novembre 2013

Il serraglio

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Il serraglio
di Gio

2 luglio, siamo in una assolata giornata estiva. Gli zoo vengono chiusi. Per gli animali, difesi dagli animalisti, bisogna trovare una sistemazione. Invece di rimandarli nei loro habitat naturali, decidono di sistemarli in un vecchio convento di metà Ottocento, San Vittore. Usano questa vetusta costruzione come una grande arca, paragonabile a quella che Noè usò al tempo del diluvio, per salvare la sua famiglia e ogni razza animale. Infatti, qui si trova ogni sorta di animali: dal vecchio leone sdentato al rampante cavallo, dai mansueti agnelli a quegli animali con il manto di lupo. Cavalli, iene, leopardi, cobra e viscidi serpenti, tutto quello che si può definire animale, è stipato in celle anguste, senza la minima igiene e foraggiato male. La fauna è separata per sesso, quella femminile in in un edificio o scomparto, come dir si voglia, per non riprodursi. Visto il superaffollamento dell'immaginaria arca. 

sabato 16 novembre 2013

Finale

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Finale
di Leandro

Queste mura d'odio mi crollano addosso
mi contorco esausto nel vortice della sconfitta
e dopo le strazianti grida degli archi impazziti
l'adagio riprende grave, cede, cade
in una nota sola, sospesa, 
lunghissima

anch'io bramo armonia nel mio finale.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

mercoledì 6 novembre 2013

Come migliorare la convivenza in carcere?

Incontro del 18 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Come migliorare la convivenza in carcere? Con l'immedesimazione.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Giornata uggiosa, con un cielo arabescato di pallide nuvole. Simone e Azalen salgono al sesto secondo, dove trovano il piccolo gruppo con Giorgio Cesati Cassin. Ha portato la seconda parte de I guardiani della sogliola. Un nuovo partecipante, presentandosi, parla dei motivi della sua carcerazione, dovuti a una lite con la sua compagna. E' Gio che, dopo un primo scambio di opinioni sul rapporto tra uomini e donne, spesso difficile, e sulla piaga della violenza contro le donne, come dato inconfutabile, torna a parlare del regime carcerario e della condizione del detenuto in attesa di processo. Gio sostiene che “bisogna imparare a scrivere” mandare “una montagna di lettere per denunciare i disagi e il malessere di chi è costretto a scontare una pena", anche se precisa “la nostra protesta è censurata”. 

Un altro partecipante afferma che spesso non conosciamo i mezzi per tutelare i nostri diritti e accenna al fatto che la curia destina un fondo per aiutare i bisognosi. L'argomento scivola sulla politica e sulla sua incapacità di intercettare le necessità, anche della parte produttiva del paese. Lo stesso Gio racconta la sua esperienza di lavoratore con attività in proprio, costretto, in alcune occasioni, a pagare di tasca sua, per aggirare le lungaggini dell'istituzione.

mercoledì 30 ottobre 2013

La vispa Teresa di Trilussa e I guardiani della sogliola

Incontro del 21 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un momento di svago al sesto secondo di San Vittore.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Milano ha una patina di grigio che vela questo ottobre avaro di sole. Al sesto secondo, Azalen, in ritardo, trova Giorgio Cesati che presenta divertito la sua ultima fatica letteraria: I guardiani della sogliola, pubblicato su ilmiolibro.it. Dopo i saluti, si riparte con l'apertura, ormai canonica, del resoconto. Le reazioni e gli interventi del piccolo gruppo punteggiano alcuni riferimenti all'argomento "giustizia", sollevati da un articolo, apparso sul Corriere. E' una sventagliata di discorsi su temi cruciali come: il mancato ricorso alle misure alternative, la mancanza di lavoro, l'inattività forzata, le condizioni di vita degradanti e il carattere estremo della pena detentiva, spesso applicata quando non ne ricorra la necessità. A questo proposito, un partecipante esprime il suo disagio, ai limiti della capacità di resistenza, nel trovarsi catapultato in un sistema che non gli appartiene e al quale non riesce a adattarsi. E' una confessione drammatica, alla quale seguono altre testimonianze accorate. 

lunedì 21 ottobre 2013

La gioia di vivere

Incontro del 14 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La gioia di vivere è anche saper fare tesoro delle esperienze negative.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi sul cielo si stende una trama di nuvole grigie, che pervade di malinconia. Al sesto secondo Giorgio, Simone e Azalen trovano il piccolo gruppo del Libroforum. Qualcuno è nuovo e si presenta, entrando. Gio informa che Zero mancherà perché si è iscritto a un altro corso. Si parla dei corsi considerati più utili e viene fuori l'esigenza di avere conoscenze sulle norme di legge, sul diritto. Simone precisa: "anche sui diritti dei detenuti", riscuotendo il consenso dei presenti. Poi si riprende un argomento che era stato già in parte discusso, durante l'ultimo incontro : “come ottenere il rispetto per garantire una serena convivenza e, soprattutto, come non reagire alle provocazioni?


Un detenuto afferma che anche la sopportazione ha dei limiti, oltrepassati i quali, si perde il controllo, racconta di una sua esperienza con un compagno di cella. Giorgio dice di sé: “Sono reattivo alle ingiustizie, però faccio le rimostranze e non reagisco” Sottintende che si possono fare valere le proprie ragioni senza trascendere e senza ricorrere all'uso della violenza. Poi sembra interrogarsi. Cosa conviene fare di fronte alla iattanza di chi vuole esercitare il proprio dominio? La sua ricetta non è preconfezionata, ci sono vari modi. Lui evita una reazione simmetrica “distraendo la mente; la scrittura", precisa "è una fuga". Poi scherza: “ Quando ho finito di scrivere, soffro di crisi post partum, mi sento vuoto, non ho la montata lattea, sono in attesa di un'idea perché per me la scrittura è una salvezza”. Qualcuno dei partecipanti rileva che in carcere i rapporti non sono paritari e il detenuto è visto come un mostro. Giorgio allora tira fuori un articolo apparso sul Corriere, chedendo se le situazioni descritte corrispondano alla effettiva realtà del sesto secondo. L'articolo è stato mandato al giornale da un ex imprenditore, vittima di un errore giudiziario (processato in contumacia per bancarotta fraudolenta, pare per un difetto di notifica), reduce da un soggiorno di quaranta giorni nelle patrie galere.

mercoledì 16 ottobre 2013

Le camille

Incontro al Femminile del 24 settembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Storia di un rosso mensile: due attrici si confrontano con le detenute sulle mestruazioni. 
Deborah MoreseDafne NiglioAzalen Tomaselli, Sonja Radaelli, Antonella Cavallo, Francesco Lossani, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con le detenute.
Martedì 24 settembre nella biblioteca di San Vittore, Deborah Morese e Dafne Niglio hanno incontrato le ragazze del reparto femminile per parlare di un argomento “di genere”. Il titolo, scelto dalle due attrici di teatro, è allusivo e brillante: Le camille. Sottotitolo: storia di un rosso mensile. Oltre alle detenute, il pubblico è composto dalle volontarie e dai volontari del progetto Parole in Libertà. Un tiepido sole di settembre illumina il cerchio delle partecipanti mentre ascoltano un po' sorprese le due attrici che sciorinano una gustosissima e comica sfilza di perifrasi per svelare il tema dell'incontro: le mestruazioni. E' un fuoco di fila di sinonimi e curiosi modi di dire con cui solitamente in tempi diversi le donne hanno nominato il mestruo: 
"Ho il marchese, fiori, ragione, purghe. Il marchese dal francese gergale maquis, marquer: segnare, marcare, le mie cose, e poi ancora, c'ho le lune..le regole, sono indisposta."
Nel gioco teatrale, Deborah e Dafne, affiatate e disinvolte, interpretano con ruoli antagonistici le due contrastanti maniere di vivere questa condizione da parte delle donne. Alcune, felici di questo stato di grazia, altre, infastidite e tendenti a negarlo. L'effetto è divertente e strappa qualche risata. Poi è la volta di un estratto da I monologhi della vagina, di Eve Ensler, un testo che inanella un ventaglio di esperienze relative al fatidico arrivo del mestruo.
Non credevo che mi sarebbero venute. 
Hanno cambiato completamente il mio modo di sentire me stessa. Sono diventata molto silenziosa e matura. Una brava donna vietnamita – una tranquilla lavoratrice, virtuosa, che non parla mai. 
Nove anni e mezzo. Ero sicura che sarei morta dissanguata, ho appallottolato le mutande e le ho buttate in un angolo. Non volevo preoccupare i miei genitori.

martedì 15 ottobre 2013

I detenuti commentano la trasmissione Piazza Verdi

Incontro del 8 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Come i detenuti giudicano l'informazione sul carcere. Si parla abbastanza di ingiustizie e degrado?
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Una pioggia sottile riga l'aria di settembre. Al sesto secondo, entriamo in una saletta rettangolare. Un giro di sedie attorno a un tavolo dove troneggia un vaso fiorito. I partecipanti arrivano uno alla volta. Dopo i saluti, Simone legge il resoconto e l'articolo pubblicato sulla trasmissione di Piazza verdi (www.piazzaverdi.rai.it). Le reazioni sono tiepide. E Simone domanda: "Cosa pensate di questo modo di fare conoscere la realtà carceraria?" Le risposte sono immediate e lievemente risentite. Gio afferma: "Quella che si racconta è una realtà che non esiste, presenta gente che viene riabilitata e che rappresenta l'uno per cento della popolazione. Si dovrebbe dare risalto a quanto la reclusione peggiori le persone". Un altro partecipante sostiene: "Il problema non è la privazione della libertà che, in linea teorica è giustificabile, è la privazione della dignità, 21 ore in cinque, chiusi in una cella, la tua parola che non esiste; queste presentazioni servono alla demagogia politica. Perché non si parla di come sono i cessi all'aria?" Zero ammette che ci sono dei benefici, come l'articolo 21, ma bisogna avere certe caratteristiche. Mitiga: "Non bisogna fare di tutte le erbe un fascio".
I partecipanti insistono sulla impossibilità di descrivere una realtà "che va provata sulla pelle" per essere tradotta in parole. 


mercoledì 9 ottobre 2013

Un romanzo collettivo al centro clinico di San Vittore

Incontro del 16 settembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un giallo a più mani dei detenuti del centro clinico su carcere e finanza. 
Dario Guerini, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi una morbida caligine avvolge la città. Simone e Azalen con Dario Guerini, un bocconiano, esperto di finanza e impegnato in politica, varcano i cancelli e arrivano al sesto. Le aspettative sono buone ma quando l’aula cella si svuota del gruppo di partecipanti, il cerchio delle sedie si stringe. L’uditorio è composto da tre detenuti. Tra di loro, un nuovo iscritto che entra presentandosi e si siede rimanendo silenzioso con lo sguardo fisso nel vuoto. Iena consegna il testo per la trasmissione RAI che sarà registrata tra breve. Anche Zero ha scritto le sue considerazioni sui nostri incontri (leggeremo entrambi i testi in seguito). L’attesa che alla spicciolata arrivino altri partecipanti si fa vana, man mano che i minuti scorrono. Un agente chiama il nuovo venuto, seguito da Iena, a sua volta invitato a andare fuori. Sapremo più tardi che è stato disposto il suo trasferimento in un altro istituto di pena. Dario Guerini presenta il suo laboratorio di scrittura al Centro clinico, finalizzato alla produzione di un giallo, soffermandosi sui partecipanti del suo gruppo: persone che hanno bisogno di cure e non possono stare nelle celle comuni. Il giallo, scritto a più mani, è ambientato a San Vittore. 

La trama: un delitto consumato in carcere mette in moto una complessa macchina narrativa: gli intrighi e i complotti della finanza deviata complice della criminalità.


venerdì 4 ottobre 2013

RAI Radio 3 - Piazza Verdi a San Vittore

La radio a San Vittore

Il cortile del reparto femminile di San Vittore ha ospitato il 25 settembre 2013 la registrazione di Piazza Verdi, la trasmissione radiofonica andata in onda sabato 28 settembre. 

Dal sito di Piazza Verdi è possibile scaricare i podcast. Podcast Piazza Verdi.

Questa volta la creatività è stata di casa tra le mura del cortile del carcere dove i detenuti "prendono l'aria". Davanti ai microfoni si sono avvicendati la direttrice dr.ssa Gloria Manzelli, i volontari e le persone recluse per presentare le attività culturali che si svolgono a San Vittore. E' stata l'occasione per uscire dagli stigmi che inevitabilmente identificano la realtà carceraria e per mostrare invece l'importanza della cultura nel percorso di risocializzazione. 

Musica, teatro, scrittura sono stati i protagonisti di questo pomeriggio di fine settembre. Nelle tre ore di intrattenimento hanno preso la parola i detenuti e i responsabili dei vari progetti per spiegare a un pubblico più vasto il senso e la portata della cultura in un contesto detentivo.

sabato 27 luglio 2013

Il perdono responsabile

Il perdono responsabile - Recensione del libro di Gherardo Colombo
di Azalen Tomaselli 

Il perdono è diventato la cifra di molti fatti cruenti. In una società iperedonistica in cui si sono allentati molti freni morali e in cui la violenza appare “gratuita” e tende a esplodere nelle forme più virulente e insensate, i richiami al perdono sono divenuti sempre più frequenti, scontati e rituali.

Di norma seguono macchinalmente lo stupore di fronte a azioni aberranti. Sintomo, - a dire di tanti - di imbarbarimento e di una crescente conflittualità sociale. Forse la frequenza di questi appelli (al perdono o al rifiuto di offrire un gesto simbolico di riconciliazione) cela la necessità di dare senso alla dis-umanità del male, suggella - come un corollario – una violazione, che ci interroga sulla possibilità di accoglierlo in mezzo a noi.

In altri termini, di includerlo, non nella sua essenza metafisica e valoriale, ma nel suo riprodursi quotidiano e tangibile, in noi e in chi ci è “prossimo”. Il male lo “proiettiamo” quasi sempre nell’altro: nemico, straniero, potenziale aggressore, spesso ritenuto colpevole di espropriarci di diritti e di beni che sentiamo esclusivamente nostri (casa, lavoro, territorio).

martedì 23 luglio 2013

Il corridoio del grande albergo

Incontro del 15 luglio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La vergogna della vergogna. 
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Caldo afoso su Milano. Al sesto il gruppo dei partecipanti si è sfoltito dopo esodi e trasferimenti. Simone legge il resoconto mentre il sole dardeggia, mitigato di tanto, in tanto, da un soffio d’aria che entra dalle finestre spalancate.. Iena scrive su un foglio la sua risposta alla lettera di Giorgio Cesati, mentre Azalen propone un racconto di Dino Buzzati: Il corridoio del grande albergo, La boutique del mistero, collana Oscar Mondadori. Narra del cliente di un albergo il quale, durante la notte, esce dalla camera per recarsi alla toilette. Ma, improvvisamente, giunto quasi all’altezza della porta, si accorge con disappunto che un altro cliente vi sta arrivando dal lato opposto. Preso da un immotivato imbarazzo, passa oltre. La notte trascorre nel ripetuto tentativo di entrare nella toilette, senza doversi esporre allo sguardo imbarazzante dell’altro, che simmetricamente agisce nell’identico modo. La luce del mattino rivelerà una sconcertante verità: quasi tutti i clienti dell’albergo hanno trascorso lunghe ore, rincantucciati negli anditi delle cento e cento porte del corridoio, “distrutti come dopo una notte di battaglia”. Simone chiede ai partecipanti di esprimere una loro opinione su questo racconto, in apparenza giocato sull’assurdo e se vi ravvisino qualche lato reale del comportamento. 

lunedì 15 luglio 2013

La canzonetta scema di mia madre

Incontro del 8 luglio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
John Fante, un adolescente ribelle. 
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
L’estate è esplosa e il caldo afoso preme su Milano. La città non si è spopolata, però, anche per effetto della crisi, e le strade risuonano del traffico di sempre. A San Vittore l’aula è vuota. Dopo un po’, chiamati dagli agenti e dal giovane bibliotecario, arrivano alla spicciolata quattro partecipanti. “L’aria d’estate è indispensabile”, dicono, “e poi non sappiamo mai se venite”. Iena mi sussurra che la prossima volta mi darà uno scritto per Giorgio. Poi si legge il resoconto, troppo asciutto, della volta precedente. Azalen propone un racconto di John Fante, tratto da Rapimento in famiglia e altri racconti, Il Sole 24 Ore, 2011 ( titolo originale Daga Red, 1940). 

Lettera di Giorgio Cesati Cassin a un detenuto

Lettera di Giorgio Cesati Cassin indirizzata a un detenuto del sesto secondo. Letta durante l'incontro del 2 luglio 2013.

Sanremo 27 giugno 2013

Caro XXXX,


in generale una frase, per bella e profonda che sia, diceva Anton Cechov, agisce soltanto sugli indifferenti, ma non sempre può appagare chi è felice o addirittura infelice; per questa ragione ho scelto il silenzio. Sappi comunque che sei sempre nella mia mente e nel mio cuore. 

Chiudo gli occhi e ti vedo in quelle sordide mura insieme ai tuoi compagni, ti vedo scrutare un piccolo orologio che porti al polso e leggo il tuo pensiero. Ho allora desiderio di abbracciarti, di darti una sigaretta, di dirti che mi manchi, come del resto anche molti altri con te infelici. 

Sono costretto a rimanere a Sanremo per motivi di ristrutturazioni e per i guai soliti delle vecchie case. So che sei un altro, che hai lasciato in quel carcere il vecchio Iena, che hai trovato un’altra identità che aspira a vivere in modo diverso. 

Non so se ho contribuito alla tua trasformazione, sono comunque fiero di te. Approfitto di Azalen che ti porti queste mie parole, 

un caro abbraccio mio buon XXXX. 

Giorgio

sabato 13 luglio 2013

Il giudice e il suo boia

Incontro del 2 luglio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il giudice e il suo boia di Friedrich Durrenmatt. 
Azalen Tomaselli con i detenuti.
Oggi l’aria estiva penetra anche tra le mura di San Vittore. I detenuti sono all’aria. Sono solo tre i partecipanti. Azalen, data la mancanza di ospiti, propone un libro di Friedrich Dürrenmatt Il giudice e il suo boia e una preghiera tratta da La morte non esiste, testo autobiografico del popolare comico, Pippo Franco. Una lettera indirizzata da Giorgio Cesati Cassin ai detenuti suscita un momento di forte emozione. Dopo la lettura del resoconto uno dei partecipanti rileva che non tutto è stato riportato. 


martedì 9 luglio 2013

Paolo Berizzi Tira dritto

Incontro del 17 giugno 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La droga non fa figo, è da sfigati!
Paolo Berizzi, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi il caldo torrido si è infiltrato anche tra le mura spesse di San Vittore. Paolo Berizzi, scrittore e giornalista si racconta a un pubblico “ristretto”, dal momento che i partecipanti sono quasi tutti all’aria e molti di loro sono stati trasferiti in altri istituti di pena. Simone appoggia la chitarra che non porteremo più dal momento che il nostro “strimpellatore” non parteciperà d’ora in avanti alle nostre chiacchierate attorno a un libro. Azalen accenna alla velatura di tristezza che accompagna queste separazioni improvvise. Poi è Paolo Berizzi a riprendere il filo narrando la sua storia di testimone e cronista del suo tempo. Inizia con l’accennare a alcune delle inchieste condotte e divenute libri come Bande nere, Bompiani, 2009, sulle bande nazifasciste. L’argomento suscita un dibattito per il riferimento a un articolo su una festa privata (un raduno di ca. 600 giovani aderenti a movimenti di estrema destra) tenuta alla periferia di Milano. Si chiede quanto questo possa diventare elemento attinente all’ordine pubblico. Simone domanda se il reato di apologia del fascismo sia conciliabile con il diritto alla libertà di opinione. Iena denuncia, a sua volta, la confusione, a livello mediatico, che si fa tra fenomeni diversi, bisognerebbe battere sulle distinzioni per un’informazione corretta. 

lunedì 17 giugno 2013

Si può educare al bene attraverso il male?

Incontro del 3 giugno 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
In carcere si discute di perdono responsabile
Azalen Tomaselli con i detenuti.
Il cielo è sereno, l’aria ormai calda della primavera inoltrata. Azalen arriva con la chitarra e attende che l’aula si svuoti e i partecipanti si siedano a giro. Oggi l’ospite protagonista è un libro. Ma si procede come al solito. Zero insieme a un nuovo partecipante leggono il resoconto; poi è la volta di Iena che porta al gruppo le impressioni di Sonja Radaelli (vedi QUI) e di Antonella Cavallo (vedi QUI) sull’incontro svolto il 7 giugno. 

Oggi di scena è un piccolo volume: Il perdono responsabile, Edizione Ponte delle Grazie. La copertina fiammeggiante reca la domanda: Si può educare al bene attraverso il male? E in calce l’asserzione perentoria: Il carcere non serve a nulla. Parole che pesano, e che pesano di più se a scriverle è un magistrato che per anni ha somministrato condanne. L’autore è infatti Gherardo Colombo, pubblico ministero presso la Procura di Milano e giudice di Cassazione, implicato in inchieste celebri (Loggia P2, delitto Ambrosoli, Mani Pulite, i processi IMI-SIR, Lodo Mondadori etc.), uomo di punta, come è noto, della magistratura milanese. Forse la chiave del libro, o almeno una delle tante, è racchiusa nelle parole del retro della copertina, in cui l’autore fa un auto da fé sull’uso della carcerazione come esclusivo strumento di esercizio della giustizia.

domenica 16 giugno 2013

Chi ha paura dell'uomo nero? - Considerazioni di Antonella Cavallo

Incontro del 3 giugno, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Considerazioni di Antonella Cavallo (vai QUI per il resoconto)
È arrivato il giorno dell'incontro al maschile, al VI raggio, quello degli intoccabili, dei paria, quelli che non possono stare coi detenuti comuni. Lo so, l'ho letto e confesso di non aver la minima voglia di andarci, non con lo stesso entusiasmo che mi spinge da due mesi a questa parte a varcare soglia e cancelli di San Vittore. Perché lo faccio? Non ho bisogno di mettermi alla prova o di farmi dire che sono brava, chi mi conosce lo sa e soprattutto lo so io. E allora? Perché. Perché ho dato la mia parola, e la mantengo. Sono nervosa, la pressione sotto i tacchi e una conferenza stampa alle spalle dedicata al Festival della Letteratura. Si è parlato molto di carcere, hanno invitato un detenuto ad intervenire, ha preso, pardon gli hanno dato, cinque ore di libera uscita, si è avvicinato al palco ha preso il microfono e si è voltato a parlare ad un pubblico attento. Un armadio a quattro ante con una benda sugli occhi. Sonja mi dà un colpetto al braccio: 'È il nostro A. quello del III!' È lui, il suo discorrere è chiaro conciso, è dentro da molti anni e ci parla delle attività di legatoria di cui è responsabile. Al termine della conferenza ci avviciniamo a salutarlo, ci stringe la mano: 'Quando volete passare, io sono lì!' Sembra il gigante buono. Una sua manata fermerebbe la carica di un rinoceronte.

Focalizzo la sua immagine e mi tranquillizzo mentre attraversiamo cancelli nuovi e percorriamo corridoi stranamente vuoti, silenziosi. Le celle affollate scorrono una dietro l'altra, intravedo un uomo con l''asciugamano intorno alla vita preso a strofinarsi. C'è poco spazio, troppo poco, mi chiedo cosa succederà quando la canicola diventerà insopportabile.

Considerazioni di Sonja Radaelli

Incontro del 3 giugno, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Considerazioni di Sonja Radaelli (vai QUI per il resoconto)
Come direbbe Antonella, oggi mostro il fianco subito, non voglio pensarci molto a scrivere di questa giornata.

Sole o pioggia che importa? Non certo a chi è rinchiuso nel VI° raggio, le giornate sono scandite con precisione ventuno ore chiusi nelle celle, tre ore della giornata tra pulizia personale e le attività concesse, e l’aria, che piova o che ci sia il sole ha veramente poca importanza per chi è lì. Noi come il solito arriviamo trafelati e accaldati, si perché fuori c’è il sole e fa caldo. La solita trafila di accredito e poi via lungo i corridoi, fino alla rotonda da dove partono i raggi. Apre la guardia alla quale va mostrato il permesso speciale, perché questo è un reparto particolare, è il raggio dei detenuti “protetti” Attenzione ho detto protetti non “privilegiati” Non c’è nessuno per i corridoi solo le guardie carcerarie che sono tante. Le celle sono chiuse, alcune hanno le sbarre, altre, la porta di ferro con solo lo spioncino.

giovedì 13 giugno 2013

Antonella Cavallo e Sonja Radaelli in visita a San Vittore

Incontro del 3 giugno 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Antonella Cavallo e Sonja Radaelli presentano i loro romanzi 
Antonella CavalloSonja RadaelliDavide Radaelli, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Stracci di nuvole tappezzano il cielo, giugno bizzoso costringe a munirsi di ombrelli. Antonella Cavallo, Sonja Radaelli e Davide Radaelli giungono al sesto secondo. Sono preceduti da Azalen che si è incaricata di radunare i partecipanti. Al loro arrivo, nell’aula cella avviene il ricambio dei gruppi, qualche partecipante accende una sigaretta e sosta nel corridoio. Dopo una breve introduzione e la lettura rituale del resoconto, Azalen presenta le due ospiti. Animabella si allontana per accordare la chitarra, dopo un po’ rientra e arpeggia qualche nota melanconica fino al termine dell’incontro. E’ Antonella Cavallo a prendere per prima la parola. 

sabato 8 giugno 2013

David Garland e la pena di morte

David Garland parla della pena di morte in America
di Azalen Tomaselli

Giuditta e Oloferne (ispirato a Beatrice Cenci) - Caravaggio (1599)


David Garland presenta il suo ultimo lavoro: La pena di morte in America: un’anomalia nell’era dell’abolizionismo. Il Saggiatore 2013

I paesi mantenitori della pena di morte sono 43, di essi 36 sono paesi dittatoriali e solo 7 fanno parte delle democrazie liberali.

Nell’auditorium Guido Martinotti dell’Università Bicocca, gremito di studenti, studiosi, docenti e operatori del sociale, David Garland tiene la sua lectio magistralis sulla pena di morte. Disegna alcune traiettorie politiche e culturali che fanno dell’America uno dei sette paesi al mondo, mantenitori di questa anomalia, cita dati oggettivi sull’incidenza dell’istituto: numero di condanne emesse, tasso di esecuzioni, tasso di revisioni delle sentenze, totale dei paesi USA, in cui la sanzione letale è applicata. Il timbro di voce è fermo, l’argomentare rigoroso, senza passione, senza incrinature. Scandaglia un’anomalia, procedendo per paragoni, disegnando il contesto e i nessi tra sistema penale e società, seguendo il tragitto dell’istituto della pena capitale e indicando la sua scaturigine nel linciaggio degli afroamericani da parte degli schiavisti del Sud. Dichiara il suo obiettivo: omettere di occuparsi della questione morale, della scelta di campo “pro” o “contro”, di rispolverare le trite argomentazioni di abolizionisti e non, per affrontare la questione da semplice “analista”.


martedì 4 giugno 2013

L'importanza dello sport

Incontro del 20 maggio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Al Libroforum si parla di calcio: vengono presentati i libri Tripletta e Portieri d'Italia. 
Alberto Figliolia, Giovanni Cerri, Francesco Lossani, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Briciole di sole in questa parentesi di primavera, dopo la pioggia fastidiosa e le ondate di freddo dei giorni passati. E’ gradevole la sosta nel minuscolo spiazzo verde di piazza Filangieri dove Azalen e Simone scorgono, arrivando da via degli Olivetani, Alberto Figliolia, Giovanni Cerri, Giorgio Cesati e Francesco Lossani. Dopo un breve scambio di saluti, tutti insieme oltrepassano il portone di San Vittore. All’arrivo l’aula è quasi deserta. - Pensavano che l’incontro non ci fosse – ci dicono alcuni detenuti. Molti sono all’aria, Zero replica che non è scusabile l’assenza, perché impedisce a chi richiede di partecipare di iscriversi. Dopo una breve attesa, Francesco Lossani presenta il suo libro Tripletta, un diario sportivo dove l’autore ha annotato eventi calcistici della sua squadra, ma anche esperienze, ricordi di partite, amicizie che hanno come collante, lo sport. Ne legge alcune pagine. Dopo è Giovanni Cerri a introdurre Portieri d’Italia, Edizioni A. Car, scritto a quattro mani da Davide Grassi, Massimiliano Castellani, Alberto Figliolia e Mauro Raimondi. Portieri d’Italia parla di sport ma anche di costume, cultura, società e, attraverso un modello antropologico ( il campione e i suoi fan), dà uno spaccato del nostro Paese, visto attraverso le lenti del calcio. Una storia lunga che affonda le radici nell’Italia fascista degli anni ’20 e ’30 per giungere fino a noi. Il libro è costituito da ventisette racconti che disegnano altrettanti ritratti di campioni (Combi, Olivieri, Zoff, Albertosi, Buffon) e di personaggi meno noti dell’universo calcistico (Belli, Strulli, Alessandrelli), non dimenticando le riserve che hanno contribuito a alimentare la leggenda del calcio italiano.


giovedì 23 maggio 2013

Inizio di un romanzo collettivo al femminile

Incontro al Femminile del 9 aprile 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Viene inaugurato il progetto Parole in Libertà al reparto femminile di San Vittore. 
Arriviamo nella biblioteca riscaldata da un caldo sole primaverile, dove C. appare sorpresa di vedere l’intera o semi ridimensionata task force (mancano due assistenti all’appello). Ci adoperiamo a disporre le sedie e è Sonja a riprendere il filo, dopo Daniele che parla della non appartenenza, secondo lui caratterizzante il protagonista di Le notti bianche. Io gli faccio eco, dicendo che si può scegliere di non appartenere. Vi sono forme alternative di appartenenza: per esempio a se stessi o ai propri sogni. Ma Sonia tiene la barra e ripropone alle presenti (alcune facce non ci sono più ma altre nuove si sono aggregate) di metterci insieme a imbastire la trama di un romanzo. Incominciamo a parlare del protagonista e dell’ambientazione. A un tratto entra Luciana, qualche partecipante le va incontro per abbracciarla con affetto. Poi il gioco riprende. 


martedì 21 maggio 2013

Giancarlo Zappoli presenta Le nevi del Kilimangiaro

Incontro del 6 maggio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Giancarlo Zappoli presenta Le nevi del Kilimangiaro, un film di Robert Guédiguian. 
Giancarlo Zappoli, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico e Gruppo Cuminetti con i detenuti.
Il cielo è coperto da banchi di nuvole, poche gocce di pioggia fitta e sottile, con la primavera che tarda a arrivare. L’appuntamento è davanti San Vittore nel piccolo spiazzo verde. Giancarlo Zappoli, Azalen e Simone varcano il portone e, dopo qualche intoppo burocratico, superano i cancelli e dalla rotonda imboccano il sesto reparto. Al sesto, l’aula cella è già predisposta per la proiezione del film Les neiges du Kilimandjaro di Robert Guédiguian. Chiacchiericcio e saluti mentre Simone fa le prove (sarà necessario il computer degli educatori, portato su dalla dr.ssa S.). Finalmente le immagini animano lo schermo, un lenzuolo fissato alla parete, e si parte con la visione, dopo la breve presentazione dell’ospite. La vicenda è ambientata a Marsiglia, dove un sindacalista decide di estrarre a sorte i nomi dei lavoratori che dovranno essere licenziati, includendo anche il proprio. Spinto da un senso di equità e giustizia, subisce la chiusura del proprio rapporto di lavoro e si avvia a una vita di prepensionamento, divisa tra la cura dei nipoti (tre) e i fornelli (quando la moglie che fa la badante è fuori casa). A cambiare radicalmente le cose interviene la rapina di una consistente somma di denaro e di due biglietti per un viaggio in Tanzania, regalati da figli e amici alla coppia per il trentesimo anniversario. Il fatto sconvolge completamente la vita dei due maturi coniugi, demistificando tante piccole sicurezze e verità e cambiando irreversibilmente il loro sistema di valori.


sabato 11 maggio 2013

Carta di Milano

Oreste Pivetta durante l'incontro del 15 aprile ha parlato della Carta di Milanoovvero il protocollo deontologico per i giornalisti relativo al trattamento di notizie concernenti carceri, detenuti ed ex detenuti.
Qui di seguito potete trovare il testo integrale:

CNOG – COMMISSIONE GIURIDICA
CARTA DI MILANO
Protocollo deontologico per i giornalisti che trattano notizie concernenti carceri, detenuti o ex detenuti.
Il Consiglio nazionale dei giornalisti esprime apprezzamento per l’impegno volontariodei molti colleghi che realizzano strumenti di informazione all’interno degli istituti di pena in collaborazione con i detenuti e che hanno dato vita alla Carta di Milano, fatta propria da molti Ordini regionali. Richiamandosi ai dettati deontologici presenti nella Carta dei doveri del giornalista, con particolare riguardo al dovere fondamentale dirispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per razza, religione, sesso, condizioni fisiche e mentali e opinioni politiche, riafferma il criterio deontologico fondamentale del “rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati” contenuto nell’articolo 2 della legge istitutiva dell’Ordine nonché i principi fissati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dal Patto internazionale Onu sui diritti civili e politici e dalle Costituzioni italiana ed europea.
Consapevole che il diritto all’informazione può trovare dei limiti quando venga in conflitto con i diritti dei soggetti bisognosi di una tutela privilegiata, fermo restando il diritto di cronaca in ordine ai fatti e alle responsabilità, invita a osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i cittadini privati della libertà o in quella fase estremamente difficile e problematica del reinserimento nella società.



martedì 7 maggio 2013

Per un paio di ore in carcere - Antonella Cavallo

Incontro del 9 aprile, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Considerazioni di Antonella Cavallo (vai QUI per il resoconto)
Sono qui, nel tepore della mia casa-bomboniera a raccogliere le emozioni di questa giornata particolare, reduce da un appuntamento così fortemente voluto. Sono stata a San Vittore, al reparto femminile, privilegiato, come viene definito dai più... Tutto è cominciato dal mio desiderio di far avere qualche copia del mio romanzo alla biblioteca del carcere e da lì, la proposta di fare un incontro con le detenute e parlarne con loro. La prospettiva era un pubblico di tre quattro persone, per me era uguale, ne avrei parlato anche con una sola. Oltrepassiamo il primo cancello, poi un secondo, saliamo un paio di rampe che danno sul cortile dove delle figure sostano, passeggiano, fumano... Una porta con una fessura, un campanello, due occhi che scrutano, il clangore della serratura, porte che si aprono per richiudersi dietro l'ultimo tallone. Ci chiedono se vogliamo una guardia che ci scorti fino in biblioteca, la psicologa conosce bene la strada e ci conduce al nostro appuntamento. Entriamo nella biblioteca, è accogliente ci sono un paio di tavoli rotondi con delle sedie attorno e alcune file di sedute per le spettatrici. Che non ci sono. 


mercoledì 1 maggio 2013

Dario Crapanzano presenta Il giallo di via Tadino.

Incontro del 15 aprile 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Dario Crapanzano racconta la vecchia Milano del sanguis e del bianco spruzzato. 
Dario Crapanzano, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Una pioggia fitta e insistente, strade lucide e muri dei palazzi anch’essi umidi con l’acqua che scende a ruscelli, pozzanghere qua e là. Azalen entra al solito bar per incontrare Dario Crapanzano. Si varca il portone e si supera la trafila dei cancelli. Poche parole e poi è lui a raccontarsi. Dario è un uomo vivace con due mobili occhi azzurri che svirgolano da ogni parte. "Sono nato a Milano in una casa di ringhiera e ho studiato nonostante non fossi ricco poi ho lavorato per una casa editrice e in pubblicità". Un guizzo si accende mentre dipana i suoi ricordi di una Milano lontana: l’Accademia d’arte drammatica, in via Filodrammatici,  l’amicizia con Mariangela Melato, e il bar Jamaica che inizialmente si chiamava Ponte di Brera. E ancora il ricordo di Mamma Lina che dava da mangiare a tutti, di un ristorante in via Fiori Chiari gestito dalle sorelle Pirovini che al Kodra, un albanese con otto mogli avevano detto: "Ti cancello tutti i debiti se ti converti al Cristianesimo!" Ancora l’esperienza artistica del Trebbo poetico di Toni Comello, con il ricordo dell’allestimento della spettacolo nella bellissima piazza di Vigevano. Infine la memoria rimbalza al suo passato e alla nonna, colpita dalla polio, figlia di contadini del Pavese venuta a Milano a dodici anni per lavorare. Rimasta vedova (il marito era morto in guerra) ha tirato su i due figli lavorando in un’azienda farmaceutica. Ha imparato a leggere e a scrivere da sola. Azalen chiede a Dario di parlare del commissario Arrigoni (protagonista dei suoi romanzi). 


lunedì 29 aprile 2013

Disegno dei moderatori del Libroforum


PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Disegno dei moderatori del Libroforum
di Zero

Da sinistra: Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico e Giorgio Cesati Cassin


domenica 28 aprile 2013

Per un paio di ore in carcere - Sonja Radaelli

Incontro del 9 aprile, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Considerazioni di Sonja Radaelli (vai QUI per il resoconto)
Amiche in tutto anche quando decidiamo di varcare quella soglia. È il carcere. Io e Antonella partecipiamo a questo progetto voluto fortemente da Simone, un ragazzone alto alto, barba incolta, sguardo penetrante e tanta voglia di “fare qualcosa” qualcosa che possa aiutare a capire, a capirsi, e lo fa nel modo che io più apprezzo: attraverso la letteratura, la poesia, l’incontro, la cultura. In carcere una sola cosa non manca, il tempo. Non so quali aspettative abbiano le donne della sezione femminile, di certo io, Antonella e nostri giovani accompagnatori Davide, Francesco e Lorenzo non ci illudiamo di trovare un pubblico attento, ma siamo pronti a rendere speciale questo tempo che a loro è concesso. Proponiamo il tema delle “scelte”, scelte che determinano a volte anche la vita degli altri, scelte ingiuste, scelte per amore, per dovere o anche la scelta di sbagliare e lo facciamo attraverso i numerosi personaggi de La Pietra dei Sogni, il romanzo di Antonella condito di scelte anche sofferte. Introduce Lorenzo, poi Francesco, con voce profonda e senza incertezze, legge alcune pagine, è la storia di Filippo uno dei protagonisti, una storia forte sotto molti aspetti. Le donne ammutoliscono per qualche istante e si guardano l’un l’altra con aria smarrita. Interviene la psicologa del carcere, poche parole, ma esaustive e da lì parte come d’incanto una bellissima analisi sull’argomento “scelte” ne conoscono tutti gli aspetti, Loro. Noi non giudichiamo non siamo venuti per questo.