Incontro del 3 giugno, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Considerazioni di Antonella Cavallo (vai QUI per il resoconto)
È arrivato il giorno
dell'incontro al maschile, al VI raggio, quello degli intoccabili,
dei paria, quelli che non possono stare coi detenuti comuni. Lo so,
l'ho letto e confesso di non aver la minima voglia di andarci, non
con lo stesso entusiasmo che mi spinge da due mesi a questa parte a
varcare soglia e cancelli di San Vittore. Perché lo faccio? Non ho
bisogno di mettermi alla prova o di farmi dire che sono brava, chi mi
conosce lo sa e soprattutto lo so io. E allora? Perché. Perché ho
dato la mia parola, e la mantengo. Sono nervosa, la pressione sotto i
tacchi e una conferenza stampa alle spalle dedicata al Festival della
Letteratura. Si è parlato molto di carcere, hanno invitato un
detenuto ad intervenire, ha preso, pardon gli hanno dato, cinque ore
di libera uscita, si è avvicinato al palco ha preso il microfono e
si è voltato a parlare ad un pubblico attento. Un armadio a quattro
ante con una benda sugli occhi. Sonja mi dà un colpetto al braccio:
'È il nostro A. quello del III!' È lui, il suo discorrere è
chiaro conciso, è dentro da molti anni e ci parla delle attività di
legatoria di cui è responsabile. Al termine della conferenza ci
avviciniamo a salutarlo, ci stringe la mano: 'Quando volete passare,
io sono lì!' Sembra il gigante buono. Una sua manata fermerebbe la
carica di un rinoceronte.
Focalizzo la sua immagine e mi tranquillizzo mentre attraversiamo cancelli nuovi e percorriamo corridoi stranamente vuoti, silenziosi. Le celle affollate scorrono una dietro l'altra, intravedo un uomo con l''asciugamano intorno alla vita preso a strofinarsi. C'è poco spazio, troppo poco, mi chiedo cosa succederà quando la canicola diventerà insopportabile.