Incontro del 4 febbraio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore.
Giorgio Cesati Cassin varca la porta del carcere ed entra nel regno senza stagioni. E’ solo, senza Simone e Azalen, i suoi angeli custodi, uno in Asia, l’altra quasi in Africa. Un capoposto, troppo solerte, non vuol farlo salire con i due libri che si porta appresso. Giorgio gli fa notare che li ha sempre portati con sé, senza problemi. “Li ho scritti io, non contengono pizzetti, mi servono per il Libroforum”, spiega. Dopo un lungo tergiversare, solo quando apprende che non li lascerà ai detenuti, gli concede di salire al VI raggio secondo. E’ in anticipo, le 13.20. Attende. Nella saletta carcere si siede, mette un tavolino di fronte a sé, vi appoggia i libri. Il primo ad arrivare è Iena, poi Animabella, Giocadinuovo e Nessuno. Altri li raggiungono, Matrix e uno nuovo, che si chiama Antonio: sorride, è giovane, sembra incuriosito.
Giorgio Cesati parla di Conversazionalismo a San Vittore
Giorgio Cesati Cassin con i detenuti.
Giorgio sente una responsabilità di fronte a queste persone, ma fa quello che vuole, quindi è responsabile di quel che è, anche oggi, senza Azalen e Simone. Inizia col leggere il resoconto che Azalen gli ha mandato da Catania per email; cerca Ivan, ma non è venuto, non sta bene; mentre legge Giorgio prova una sensazione strana, che non lo ascoltino; non si sbaglia, qualcuno alla sua sinistra parla col vicino, disturba, altri due si alzano ed escono. Manca l'accompagnamento di Animabella con la chitarra, i carcerieri non l’hanno permesso; secondo loro lo strumento non ha nulla a che fare con il Libroforum.
Finisce la lettura in fretta. Il passato è passato; viene al presente. "Vi ho portato alcune poesie che ho scritto" dice,"se volete ve le leggo". Sembrano contenti. Si sofferma prima su quanto Davide Rondoni ha insegnato, lunedì scorso; ricorda il suo invito a scrivere una poesia su un oggetto qualsiasi e racconta che Azalen ha composto una bellissima poesia su di un fazzoletto; la leggerà al suo ritorno. Legge le sue poesie che colpiscono soprattutto il nuovo arrivato; Antonio trova Parole e pioggia divertente, gli altri ridono per Ecoembrione. Si soffermano a discutere sul significato delle due poesie; la prima insegna che ci si può riparare più facilmente dagli eventi naturali che dall'invadenza del nostro prossimo, la seconda che la nostra privacy comincia ad essere disturbata ancora prima della nostra nascita. Legge le altre due: Il vuoto fa riflettere su come la paura ci colga all'improvviso, simile a un battito del cuore che manca, la seconda, La tomba di mia madre, su come il pianto dissolva tanti livori. Antonio è molto interessato alle poesie; gli chiede se può lasciargliele; Giorgio lo fa con gioia.
Vogliono che legga qualche racconto; li accontenta e sceglie il Gene della vita che suscita interesse. Discutono animatamente su ciò che ci può aiutare a vivere più a lungo; Giorgio spiega che è importante una madre giovane che ci doni un DNA il migliore possibile; si accende una gara sull'età materna, qualcuno afferma che sua madre aveva sedici anni quando lo ha partorito!
Sostenere da solo una "seduta" a Libroforum non è facile; un'idea gli viene improvvisa. Spiega ai suoi amici carcerati che cos'è il Conversazionalismo : una teoria e una prassi terapeutica elaborata da Giampaolo Lai che mette al centro la parola e il criterio della felicità. Giorgio si accorge che i partecipanti sono molto interessati. Non ha un registratore che sarebbe utile per ricavare da ciò che dicono dei motivi narrativi: li invita a esprimere un pensiero, la prima riflessione che viene loro in mente.
Animabella: "Se (io) potessi suonare tutti i giorni!" Gli risponde che il desiderio c'è, espresso dal congiuntivo, ma che quel suonare all'infinito elide il desiderio, è un verbo indeterminato, esprime l'incertezza di poterlo fare.
Iena: "Dalla galera si esce, come, è compito tuo". Gli dice che è triste ciò che afferma; l'eclissi dell'io nella sua frase sembra voler dire che se non c'è l'aiuto di qualcuno, da solo non può fare nulla.
Giocadinuovo: "Ricordarsi che da qui finisce". Gli dice che oggi lo trova depresso, che da un po' di tempo non scrive più poesie; le sue parole confermano l'impressione che gli dà, il primo verbo è un infinito, il secondo impersonale. Giocadinuovo conferma e subito dopo reagisce, sorride e abbraccia Giorgio.
Matrix: "Malgrado questa realtà che sto vivendo, cerco comunque di cogliere sempre tutto ciò che di positivo mi circonda". Giorgio gli risponde che l'ammira, perché non è un compito facile.
Antonio: "Vorrei essere un uccello libero da una gabbia e andare a dare un bacio a mia madre". “E’ brutto non essere amati” risponde Giorgio. Antonio è commosso, parla della durezza di sua madre e dei suoi fratelli, specialmente da quando non c'è più papà. “Ciò che esprimi è bello, pieno di speranza, ma penso che quando uscirai dalla prigione, difficilmente andrai da tua madre, la tua vera prigione” commenta Giorgio. Antonio si commuove, spuntano le lacrime; ammette che mai ritornerà a stare con sua madre; ha scelto la libertà. “Sei stato bravo” aggiunge Giorgio, “hai avuto coraggio, però hai sbagliato strada: capita a chiunque di sbagliare direzione. Ora puoi trovare la strada maestra”. Antonio lo abbraccia e lo ringrazia. Gli altri applaudono.
Si lasciano. Gli chiedono quando Azalen e Simone ritorneranno. Iena lo saluta con un lungo abbraccio, gli sussurra: "Non pensare che sono quello che appaio, sono un altro dentro". "Lo so", gli risponde Giorgio. Stanno a lungo stretti. Giorgio sente in sé una grande felicità.
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
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