Incontro del 28 gennaio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore.
Oggi una cappa grigia lievita sulla città. Davide Rondoni avverte che il treno da Bologna è in ritardo. Mentre Simone lo attende all’ingresso, Azalen si avvia per prima, temendo che non vedendo spuntare il Libroforum, alcuni partecipanti vadano all’aria. Dopo un quarto d’ora nell’aula-cella entra sorridente Giorgio Cesati Cassin con il pass fiammante in bella mostra. E’ stato trattenuto per le procedure burocratiche - si giustifica - e per di più redarguito dall’agente perché la foto del pass, risalente a una decina di anni addietro, non sarebbe “regolare”. In effetti, il signore dagli occhi cerulei, che guarda dalla fototessera, è più giovane, ma è senza ombra di dubbio proprio lui! Giorgio, dopo qualche commento scherzoso, comunica che vorrebbe invitare il fratello, scrittore anche lui, per parlare della verità. Spiega che sono stati entrambi testimoni di un fatto, ma che ciascuno sostiene una propria versione disidentica, e accusa l’altro di sbagliarsi o di non ricordare. Poi, lo stesso Giorgio promette di leggere alcune sue poesie, di cui una “sull’ecoscandaglio che importuna la creatura che cresce”. Mentre si argomenta intorno a parti distocici e all’aumento esagerato di parti cesarei, (per questioni di cassa e per imperizia degli ostetrici più che per necessità) finalmente entrano Simone e Davide Rondoni. Azalen inizia col dire: “Davide Rondoni è un poeta laureato”, ma l'ospite, schermendosi, dichiara che la poesia non si presta ai discorsi retorici, poi condividendo il disappunto di Simone, riguardo agli intoppi burocratici (non si trovava l’autorizzazione per l’ingresso) commenta: “la poesia è il contrario della retorica, è un’arte sintetica, come un gesto”.
La poesia è il contrario della retorica e un antidoto al vizio della noia.
Davide Rondoni, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Animabella che si è impossessato della chitarra e pizzica le corde, osserva laconicamente: ”La poesia è una sveltina”. Davide Rondoni aggiusta il tiro: “E’ una brevità concentrata, come un succo d’arancia, ma denso, non annacquato”. A questo punto si presenta da sé dichiarando: “A me interessa la vita, non i libri; la poesia serve per conoscere la vita”. E prosegue con un ricordo personale per spiegare la sua poesia: “Quando avevo diciotto anni mi è capitata una cosa che mi ricordo molto bene. Io sono di Forlì, mio nonno era un uomo grande e grosso, e un giorno fa una carezza sulla testa di mia nonna e dice «el mi’ galett» (il mio galletto). La poesia è gusto, cultura, non istruzione, mio nonno si era lasciato colpire dalla presenza di questa donna e aveva inventato un nome per lei, non il nome solito, un altro nome per entrare in rapporto”. Soggiunge: ”La poesia è sempre esistita come l’amore, la guerra, il mettersi d’accordo con le altre persone, il cercare un rapporto con Dio”. E cita gli uomini preistorici delle cave di Altamira, in Spagna, i quali andavano fuori, si lasciavano colpire dai bisonti e dai mammiferi primitivi e “li disegnavano per guardarli meglio”. Non disegnavano per abbellire ma per conoscere. Questa è un’esperienza che accade continuamente: "quando si è innamorati si trovano dei nomi per una donna, perché le parole normali non bastano più, le parole si muovono. L’arte serve per conoscere la vita e può esprimersi ovunque, anche dentro l’orrore più forte, come Auschwitz. La poesia può intervenire per dire la vita, ci ricorda che nella natura c’è il lupo".
Giorgio Cesati commenta: "L’arte si prefigge di sdrammatizzare, come l’Arcadia che si ispirava ai pastori poeti dell’omonima regione greca, per imitare la grazia e il decoro di quella mitica società". Secondo Rondoni l’Arcadia era un movimento letterario che perseguiva un programma politico, ma ribadisce: "la poesia è conoscenza". Poi, su richiesta, legge due sue liriche intitolate: Oceano cucina e Alla stazione di Milano.
Dopo l’applauso, prosegue: “La poesia serve a far capire che la vita sta succedendo, perché tutto cospira contro il fatto che tu sei vivo, che il dolore c’è”. Giocadinuovo interviene: “Ti provoca stati d’animo, emozioni che hai avuto” Davide Rondoni ribadisce “Se non credi in niente, la vita non ha senso”
Rammenta un altro episodio. A una presentazione di un suo volume di poesie era con Franca Nuti che si alternava con lui nella lettura delle liriche. Quando a un tratto l’attrice fa un gesto ampio. “La morte”, osserva il poeta, istituendo un’analogia,”è un gesto ampio della vita, è la vita che si spalanca, troppa vita, quasi cado..” Davide Rondoni procede per salti nel suo appassionato tentativo di trasmettere la natura della poesia demolendo vecchi luoghi comuni. Afferma ancora: "La poesia è il contrario della spontaneità", adducendo a tale proposito l’esempio della moda che è un fenomeno di imitazione collettiva, "in quanto esterno, non è stato creato da te”.
Un nuovo partecipante interviene a sua volta accennando all’influenza nella produzione creativa di “certe polverine” e fa il nome di alcuni musicisti come Bob Marley e Jim Morrison, sostenendo che la droga “tira l’anima profonda”. “Nessuno è stato amplificato dalla cocaina”, replica Davide Rondoni, che riporta una frase di Baudelaire, il poeta visionario: «ubriacatevi sempre di vino, di virtù, d’amore» "devi star sempre acceso", conclude. Lo stesso partecipante racconta di avere avuto un incidente: “Tre anni fa ho rotto un ginocchio sulla pista di sci, quando ho incominciato a camminare mi sono accorto che la tazza di caffè era cambiata”. Gli fa eco Davide Rondoni osservando che quando nasce un figlio e lo porti a casa, ti accorgi che è tutto diverso, la casa è la stessa ma non appare più quella di prima. Giocadinuovo aggiunge: “Anche venire in galera ti fa vedere, ti apre l’orizzonte, prima non ti accorgevi della foglia che cadeva” E’ Iena, rimasto in silenzio, a mimare il gesto e a dire: “Più sali, più è grande l’orizzonte”, poi specifica, noti la differenza “tra un piatto di ravioli con il ragù alla bolognese e la casanza (il vitto in carcere)” A questo punto Giorgio Cesati Cassin tira fuori, con una punta di nostalgia, un antico ricordo di quando era in collegio: "le cotolette, fatte con una semplice ostia di vitello, ma - con le mani impastate nel miracolo - dalle suore rosminiane. Non le ho più mangiate così buone”, ammette.
Il tema dell’orizzonte che allarga la visuale è ripreso perché sempre Giorgio si domanda a proposito dei mistici che elevandosi ampliano la loro visione della realtà: “Cosa vedi? Non vedi un gota sull’orizzonte, sono scettico!” Simone replica che salendo si ha una visione d’insieme, sono fondamentali le capacità di vedere da vicino e di allontanarsi per abbracciare tutto ciò che sta attorno.
Rondoni cita Baudelaire che diceva: ”Il vizio peggiore è la noia, perché fa sparire il mondo”. Critica una sua giovane amica che ripete continuamente: “Tanto, dopo è come prima”. Denuncia come un segno dei tempi questo atteggiamento denominandolo “dopoprimismo” (l’attitudine a credere che nulla cambi, o possa cambiare). “Se uno si preserva, la vita diventa sterile”, asserisce.
Rondoni cita Baudelaire che diceva: ”Il vizio peggiore è la noia, perché fa sparire il mondo”. Critica una sua giovane amica che ripete continuamente: “Tanto, dopo è come prima”. Denuncia come un segno dei tempi questo atteggiamento denominandolo “dopoprimismo” (l’attitudine a credere che nulla cambi, o possa cambiare). “Se uno si preserva, la vita diventa sterile”, asserisce.
Il nuovo partecipante fa notare la chiusura mentale verso gli stranieri, "ciascuno è incapsulato, manca la curiosità per l’altro", accusa. Davide Rondoni legge a questo punto una lirica dedicata agli Invitti Militari della III Armata, sepolti nel cimitero militare di Redipuglia (in Friuli), intitolata Presente. Giorgio Cesati, citando Leopardi, chiede se la poesia priva di schemi metrici offra più libertà dato che il poeta non deve sottostare al vincolo della rima. Rondoni risponde che la lingua di Leopardi si attagliava a quella forma, nei versi liberi la misura è data dal ritmo.
Simone domanda, infine, se colui che si annoia sia da biasimare, dal momento che è proprio lui oppresso dallo spleen. Azalen cita quanto dice Lacan sulla claustrazione. Secondo lo psicoanalista non è un peccato o un vizio ma un sintomo di vitalità, perché rivela il desiderio e la ribellione alla vita monotona e priva di slanci.
A questo punto Ivan, un giovane detenuto, rimasto sempre in silenzio, esclama: “Sono annoiato, non ne posso più” Davide Rondoni gli risponde: “Dai vizi non si esce per forza, ci vuole un’iniziativa” .
Prima del termine, Azalen invita Animabella a cantare. Sono le parole di Emozioni di Battisti a creare sintonia nel gruppo perché qualche altra voce si unisce a quella del solista per formare un coro. L’ospite, prima di uscire, si ferma a parlare con il giovane che patisce la noia come un male insopportabile, poi il gruppo si scioglie nel corridoio, scambiando gli ultimi arrivederci.
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
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