mercoledì 1 maggio 2013

Dario Crapanzano presenta Il giallo di via Tadino.

Incontro del 15 aprile 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Dario Crapanzano racconta la vecchia Milano del sanguis e del bianco spruzzato. 
Dario Crapanzano, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Una pioggia fitta e insistente, strade lucide e muri dei palazzi anch’essi umidi con l’acqua che scende a ruscelli, pozzanghere qua e là. Azalen entra al solito bar per incontrare Dario Crapanzano. Si varca il portone e si supera la trafila dei cancelli. Poche parole e poi è lui a raccontarsi. Dario è un uomo vivace con due mobili occhi azzurri che svirgolano da ogni parte. "Sono nato a Milano in una casa di ringhiera e ho studiato nonostante non fossi ricco poi ho lavorato per una casa editrice e in pubblicità". Un guizzo si accende mentre dipana i suoi ricordi di una Milano lontana: l’Accademia d’arte drammatica, in via Filodrammatici,  l’amicizia con Mariangela Melato, e il bar Jamaica che inizialmente si chiamava Ponte di Brera. E ancora il ricordo di Mamma Lina che dava da mangiare a tutti, di un ristorante in via Fiori Chiari gestito dalle sorelle Pirovini che al Kodra, un albanese con otto mogli avevano detto: "Ti cancello tutti i debiti se ti converti al Cristianesimo!" Ancora l’esperienza artistica del Trebbo poetico di Toni Comello, con il ricordo dell’allestimento della spettacolo nella bellissima piazza di Vigevano. Infine la memoria rimbalza al suo passato e alla nonna, colpita dalla polio, figlia di contadini del Pavese venuta a Milano a dodici anni per lavorare. Rimasta vedova (il marito era morto in guerra) ha tirato su i due figli lavorando in un’azienda farmaceutica. Ha imparato a leggere e a scrivere da sola. Azalen chiede a Dario di parlare del commissario Arrigoni (protagonista dei suoi romanzi). 



Il commissario Arrigoni è un uomo brutto, basso e robusto che ha sposato una moglie bellissima, sullo sfondo si anima la Milano del Dopoguerra con le sue macerie e la fame. Qualche partecipante porta l’esempio di altri scrittori che hanno descritto ambienti e modi di vivere che il tempo ha cancellato, Vasco Pratolini, Alfredo Panzini, nomi e memorie si rincorrono. Il discorso cade sulla crisi del libro, soppiantato dai tablet e da altri metodi di consultazione. Qualcuno accenna a altre sparizioni: i vecchi quartieri come Isola, spazzato via insieme alle botteghe artigiane e alle osterie, alle bevute di gruppo, al bianco spruzzato, al sanguis (traduzione in milanese di sandwich).. 

Poi la discussione si infervora attorno alle cause dell'attuale declino economico: la massificazione della università dovuta al desiderio dei genitori di fare uno scatto sociale, la perdita di molti mestieri più remunerativi, la disoccupazione dilagante. Simone tuona contro la formazione che sfrutta i giovani e non offre sbocchi sul mercato del lavoro, un giro d’affari a spese dei più deboli. Dario Crapanzano osserva che dalla fine della guerra, è la prima volta che la generazione dei figli è più povera di quella dei padri, i vecchi sono diventati una risorsa economica. Intere famiglie vivono grazie alla loro pensione.

Per Indaco "la forbice tra il ricco e il borghese medio si è allargata, la colpa è imputabile anche ai media e a certi stereotipi affermatisi nell’Italia craxiana o primo repubblicana". Noi avevamo la consapevolezza di avere una scialuppa di salvataggio.

I giovani tutti bamboccioni o schizzinosi secondo l’etichetta di Padoa Schioppa e della Fornero, tra i partecipanti c’è chi dissente , ma anche chi - come Guido - fa notare uno squilibrio tra domanda e offerta. Simone rincara la sua condanna della formazione che crea illusioni speculando su giovani e meno giovani, e considera l’Italia un caso limite nel panorama europeo. Indaco rileva come certi lavori siano monopolio di extra comunitari, "i manovali sono tutti albanesi" dice, però ha fiducia nei ventenni sani che viaggiano e vanno a lavorare all’estero. 

Azalen riporta l’attenzione sull’ospite e sul suo primo giallo, intitolato Il giallo di via Tadino (2011, Editore Frilli): che prende l’avvio da un delitto: una bella signora sulla quarantina si sfracella nel cortile e il commissario Arrigoni, che ha un vice (calabrese) cretino e invidioso, perché ha due anni in più e è di inferiore grado, non crede all’ipotesi del suicidio e inizia le indagini interrogando tutti gli inquilini della palazzina e ..la portinaia. La conversazione si sfrangia sul finire, ma è piacevole come tra amici che hanno ormai preso gusto a ritrovarsi. Prima di andare, Iena racconta una barzelletta che strappa una risata e Animabella suona la chitarra mentre l’ospite dedica il suo bel giallo agli amici di San Vittore.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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