Considerazioni di Sonja Radaelli (vai QUI per il resoconto)
Sole o pioggia che importa? Non certo a chi è rinchiuso nel VI° raggio, le giornate sono scandite con precisione ventuno ore chiusi nelle celle, tre ore della giornata tra pulizia personale e le attività concesse, e l’aria, che piova o che ci sia il sole ha veramente poca importanza per chi è lì. Noi come il solito arriviamo trafelati e accaldati, si perché fuori c’è il sole e fa caldo. La solita trafila di accredito e poi via lungo i corridoi, fino alla rotonda da dove partono i raggi. Apre la guardia alla quale va mostrato il permesso speciale, perché questo è un reparto particolare, è il raggio dei detenuti “protetti” Attenzione ho detto protetti non “privilegiati” Non c’è nessuno per i corridoi solo le guardie carcerarie che sono tante. Le celle sono chiuse, alcune hanno le sbarre, altre, la porta di ferro con solo lo spioncino.
Sono dieci i detenuti che si presentano nella cella messa a disposizione, più noi cinque, io Antonella, Azalen, Simone e mio nipote Davide che ha già partecipato ad un incontro al reparto femminile e che oggi mi farà da spalla. La cella o la stanza è disadorna, i muri scrostati in più punti, un misero telo bianco appeso alla parete è lo schermo per le eventuali proiezioni, un tavolo e le sedie e una lampadina pendula dal soffitto sono l’unico arredamento concesso.
Novità, Simone, ha portato una chitarra è per un detenuto che si diletta a suonarla per tutto il tempo che abbiamo a disposizione, è una musica dolce che fa da sottofondo alle nostre parole. Suona bene è molto bravo e alla fine dell’incontro ci dedicherà una canzone che parla di amore.
Ci sono delle regole condivise in questi incontri, i nomi dei carcerati sono fittizi e Azalen scriverà un resoconto dettagliato dell’incontro con gli autori e la volta successiva lo sottoporrà alla censura dei detenuti. Vi chiederete perché è necessario che ciò avvenga, è presto detto, in questo progetto , i detenuti potranno parlare di tutto ciò che vorranno senza limiti di argomenti esprimendosi nella massima libertà. I libri sono uno spunto per coinvolgerli nelle varie discussioni, ci accorgeremo da subito che sanno cogliere all’istante l’opportunità di parlare a ruota libera.
Facciamo un passo indietro, Azalen introduce leggendo il resoconto della volta precedente, incontro del 21 maggio, quello in cui ha partecipato il nostro Francesco Lossani con il suo libro Tripletta la fantastica stagione calcistica del 2009/10 dell’Inter. Sport e amicizia gli argomenti, riferisce i commenti fatti dai detenuti presenti in quell’occasione e chiede se tutto ciò che ha scritto, corrisponde al vero. Tutti d’accordo tranne uno, non c’è polemica, ma chiede ad Azalen di correggere un passaggio, forse un nome, non so, non c’ero la volta prima e quindi non mi è chiaro il problema.
Cominciamo, introduciamo i nostri romanzi, lo facciamo “a braccio”, siamo espertissime ormai, su com’è indispensabile dare loro modo di incuriosirsi al punto di stimolarli a farci domande e le domande si susseguono a ritmo serrato.
Simone mi chiede se è possibile rendere partecipi i detenuti presenti a una rappresentazione teatrale del mio romanzo Una moglie imperfetta. Simone ha partecipato a un mio evento in una nota libreria milanese ed è rimasto molto colpito del modo in cui io amo presentare questo mio ultimo romanzo. In sostanza basandomi su di una scaletta che ho in precedenza preparato, faccio interpretare la parte di alcuni miei personaggi che si trovano a dialogare con l’autrice, in altre parole con me, da amici o conoscenti. Oggi gli attori saranno i detenuti. L’idea è subito accettata, in fondo si tratta di un gioco, e loro sono ben contenti di prestarsi. I. interpreterà, il mitico Cavalier Flaminio Tenconi, Z., sarà Attilio, Antonella interpreterà Teresa. Ho con me due copie della scaletta e le cedo ai volontari. Assistiamo divertiti e emozionati ad una magnifica interpretazione da parte di I. del Cavalier Tenconi così preso dalla parte che oltre a recitare con enfasi e voce impostata da anziano signore, si esibisce simulando l’incedere del vecchio Cavaliere costretto su di una sedia a rotelle, trascinandosi con la sedia nel centro della cella. Scoppiamo tutti a ridere e ci complimentiamo della magistrale interpretazione. E’ la volta di “Z. che sarà Attilio quando incontra per la prima volta Teresa . Z. è impacciato quando si rende conto che la scena è la più romantica del romanzo, tentenna, ma alla fine…anche se sotto la minaccia di I.Cavaliertenconi, che lo incita minacciando per scherzo d’investirlo con la fantomatica carrozzella, finalmente Z. si decide e incoraggiato da AntonellaTeresa riesce a recitare la sua parte. Applaudiamo e ridiamo soddisfatti.
Il tempo sta per scadere, il detenuto con la chitarra intona la sua canzone e io finalmente li guardo uno a uno, so ciò che avverrà tra pochi istanti quando ci saluteremo. Ci chiederanno di tornare e questa volta è una promessa che non sappiamo se potremo mantenere, il VI è il VI. Sembra che mi leggano negli occhi, così gioco d’anticipo e dico loro ciò che sto facendo “fuori” che parlo di loro, di ciò che vedo e di ciò che ascolto, dico loro che sono una voce, piccola, ma una voce e che qualcuno forse ascolterà.
– qui ti dimentichi chi sei, cosa sapevi fare, paghi la tua colpa, è giusto, ma quando esci? Io ho paura di scordare anche le piccole cose che ho sempre saputo fare, datemi un pennello che ridipingo tutto San Vittore, ho il tempo, ho tanto tempo! –
E diamogli un pennello…per favore!
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