lunedì 30 dicembre 2013

Mamma

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Mamma
di Gio

Notte ti avevo persa. Per quattro lungo giorni ti ho aspettata, cercata, ma invano, non capivo perché non arrivavi. 

Perché la febbre mi ha portato nell'oblio; 

all'alba ti ho intravista e, dopo la debolezza naturale in cui l'influenza mi ha portato, come la cerva anela  corsi d'acqua, così la mia anima ti ha aspettato per sognare. 

Cosa? 

Natale

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Natale
di Gio

La mezzanotte è scoccata e il Natale ha portato a me che ultimamente non l'ho festeggiato. 

Un grande sconforto mi ha lasciato. 

Fuori un grande gioire, brindare, cenare, anche i miei cari una parvenza di festa devono mostrare per i loro nipotini che aspettano i regali. Ma perfino nel riso il cuore può essere in pena e nel dolore può finire l'allegria. 

Amare, anche questo può significare. Tutto un vapore appare e poi scompare: 

che ne sarà della mia vita domani? 

Caro amico

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Caro amico
di Gio

Triste notte, sei ritornata. Da un periodo non ti apprezzavo, non volevo pensare e nella tristezza sprofondare. Ma adesso voglio ricordare. 

Zero ci ha lasciati, non sappiamo dove è andato. 
Spero bene abbia trovato. 
Lui lo merita perché ci ha sempre rafforzato e una parola dolce ha sempre dato. 

sabato 7 dicembre 2013

Mediazione penale e dei conflitti

Incontro del 18 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Martina Tombari parla di mediazione penale e dei conflitti.
Martina Tombari, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il gruppo del Libroforum e Cuminetti si sono riuniti per proporre il tema: la mediazione penale e dei conflitti; Azalen introduce l'ospite Martina Tombari che si racconta in breve ai presenti. Martina Tombari ha una lunga esperienza in campo sociale, è mediatrice penale e dei conflitti e formatrice in corsi di mediazione. 

Mentre Giorgio Cesati Cassin prende posto nelle ultime file e Simone fa le prove audio per la proiezione, Azalen invita i partecipanti a considerare Cena tra amici (Le Prénom), un esempio di quanto i rapporti umani siano spesso falsati da pregiudizi e di come basti poco per fare venire a galla vecchi rancori, invidie e risentimenti camuffati dal bon ton. I due registi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte danno, infatti, con questo film un brillante saggio del repentino trasformarsi di una innocua cena tra amici in un gioco al massacro, in cui ognuno dei commensali tira fuori tutto il veleno celato dietro legami apparentemente affettuosi. Il virus non lascia indenne nessuno e la verità mette a nudo impietosamente, con una potente lente di ingrandimento, i difetti di ogni componente il ristretto gruppo, trasformandolo in maschera o macchietta. 

All'origine del meccanismo comico c'è il gusto di sbeffeggiare la vittima di turno per rallegrare la serata. Il fuoco di fila delle battute urticanti svela i sentimenti che legano la piccola comitiva di parenti e amici: la taccagneria di Pierre, (padrone di casa e marito di Elizabeth) un docente universitario a la page, la supponenza e l'egoismo del cognato Vincent, un affermato immobiliarista, la presunta omosessualità di Claude, un orchestrale amico di famiglia, il risentimento e l'invidia di Elizabeth verso il fratello e il marito, l'indifferenza di Anna, moglie di Vincent e manager di successo. 

venerdì 6 dicembre 2013

Figlia

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Figlia
di Gio

Notte, adesso fammi viaggiare. A mia figlia voglio pensare. Bella, solare, un amore da rinsaldare e in questo luogo ripensare. Voglio un bel viaggio fare, io e te e il mare, che tanto ci ha fatto giocare: sole, sdraio numerate che insieme abbiamo contate, giochi d'acqua sulla battigia, castelli di sabbia, fatti e svaniti, l'amore che ti ho dato, a me è ritornato, in un turbinio di emozioni che il tuo essere mi ha riportato. La tua gioia mi hai inviato, con un sorriso mi hai appagato. Mano nella mano abbiamo viaggiato e insieme volato. A Linate siamo atterrati per poi ripartire per lidi, che non abbiamo mai visitato, che storia insensata. 

Fantasia

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Fantasia
di Gio

Notte: “Sono tornata e all'imbrunire mi sono affacciata da quella finestra, per rituffarmi nell'oblio della tua mente. Sono qui, prendimi e incomincia a volare, fatti trasportare fuori, dove la vita scorre. Pullman nero con gabbie riservate a chi deve andare. L'ispezione corporale, prima, bisogna fare e in attesa restare. Chi va chi viene è un andirivieni, voci che si rincorrono in un turbinio di avanti e indietro, si vogliono divertire. Braccia avanti, intrappolati in fila indiana, tirati come cani, strattonati. Buio di una gabbia, stipati. Fuori la vita va, scorre uguale per chi la sa apprezzare. Non sembra vero: uomini normali, donne sensuali che sembrano volare. Semafori, stop. Vigile che vuole farti passare, è un giorno normale, dopo tutto quel brulichio di sensazioni innaturali: conto, battitura, aria, posta. E solo la pioggia che scende uguale, uggiosa e a Lucio Battisti ti fa ritornare. Sorrisini, I Phon, cellulari, guardati da chi dovrebbe lavorare, invece di giocare.

martedì 3 dicembre 2013

Agota Kristof e l'abitudine alla sofferenza

Incontro del 11 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Aiutare gli altri, ma a distanza o aiutare gli altri esponendosi?
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Azalen e Simone arrivano in ritardo. E' una bella giornata, il cielo blu e il sole caldo hanno spazzato via il tedio della caligine e della pioggia recente. E' l'estate di San Martino che avvolge in un tiepido guscio la città. All'arrivo al sesto secondo, trovano Giorgio Cesati Cassin intento a conversare con il gruppo del Libroforum; si allarga il giro delle sedie e Giorgio, su invito di Azalen, legge il resoconto. La lettura suscita commenti e John racconta l'episodio del marocchino, vittima di maltrattamenti da parte dei concellini, scappato dalla sua cella con il lenzuolo e la coperta addosso, e invitato perentoriamente a rientrarvi dagli agenti. E' malmenato dai suoi stessi compagni, sotto gli occhi indifferenti del personale penitenziario che assiste al pestaggio, senza sedare la rissa. John sostiene che non bisogna tacere, mentre i compagni ritengono inutile parlarne. Proprio questa visione stoica spinge Giorgio a raccontare la trama del primo libro di Agota Kristof, una scrittrice ungherese morta nel 2011, autrice della Trilogia della città di K. 

Il romanzo Il grande quaderno racconta la storia di due gemelli affidati dalla madre alla nonna, una donna crudele che infligge loro ogni genere di punizioni. I bambini scrivono su un quaderno le sevizie a cui sono sottoposti e si allenano a sopportarle infliggendosele reciprocamente fino a diventare insensibili al dolore fisico e morale. E' un'educazione rovesciata, indotta da un contesto sociale e familiare degradato e disumano (il romanzo è ambientato nell'Europa dell'Est, al tempo della guerra bosniaca. Giorgio legge uno dei commenti del filosofo sociale Slavoj Žižek, sul trittico della Kristof: 
Here I stand – questo è quello che mi piacerebbe essere: un mostro etico privo di empatia, che fa quello che deve essere fatto con una strana coincidenza di cieca spontaneità e distanza riflessiva, che aiuta gli altri evitandone la disgustosa prossimità. Con gente come questa, il mondo sarebbe un luogo piacevole in cui il sentimentalismo sarebbe sostituito da una passione fredda e crudele.