PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI
Mamma
Mamma
di Gio
Notte ti avevo persa. Per quattro lungo giorni ti ho aspettata, cercata, ma invano, non capivo perché non arrivavi.
Perché la febbre mi ha portato nell'oblio;
all'alba ti ho intravista e, dopo la debolezza naturale in cui l'influenza mi ha portato, come la cerva anela corsi d'acqua, così la mia anima ti ha aspettato per sognare.
Cosa?
Quest'anno che porti via, con le mie lacrime divenute cibo giorno e notte, ma adesso devo reagire e con la mente fuggire, volare sulla terra abitata, dalla Malpensa passare e sopra casa mia arrivare.
Principessa, eccoti qua, che sorpresa inaspettata, c'è anche la nonna sulla sua sedia a rotelle che da sei mesi mi aspetta e invecchia e prega sempre in attesa di un:
"Ciao, sono tornato".
La nonna, le braccia al collo mi ha gettato: che ansia, che bruttura! Il canto del gallo mi ha destato.
Ciao, principessa, devo andare, non posso restare,
lo sai che la realtà supera i sogni e qua devo tornare.
Baciami la nonna,
dille che l'amo e che insieme a lei vorrei tornare quando l'uomo vorrà.
Aspettatemi. Morte, lasciala ancora con noi e non portarla via.
Ciao, mamma.
Gio.
* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.
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