Incontro del 17 gennaio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore.
Riflessioni sull'obiettività.
Oggi è una giornata grigia. Azalen arriva trafelata all'appuntamento al bar di via degli Olivetani dove attendono Eugenio Giudici, Giorgio Cesati Cassin e Greta Mancassola. C'è anche Leandro Gennari che purtroppo Azalen deve congedare perché il permesso è scaduto. Tutti insieme si dirigono verso San Vittore dove dopo i controlli giungono al sesto secondo. Azalen cede la parola a Greta Mancassola, chiedendole di presentarsi al gruppo. Greta studentessa in Economia dice di far parte di un'associazione Students for Humanity (www.sforh.org) che promuove il volontariato.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli, Greta Mancassola e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Alla domanda di Simone: "Perché proprio qua?" Spiega prontamente che uno degli obiettivi dell'associazione di cui fa parte è quello di far conoscere la realtà carceraria a quei giovani che andranno a rivestire ruoli nell'ambito della magistratura e della legge, perché sappiano cosa comporta la pena detentiva e quali sono le reali condizioni negli istituti di pena. Passare dall'altra parte per chi dovrà giudicare un'altra persona.
Eugenio Giudici rettifica una notizia data nel resoconto dell'incontro precedente che l'ha visto protagonista (Vedi QUI) e poi mostra la riproduzione del quadro del Mantegna che ritrae il duca di Mantova e la sua famiglia per i partecipanti che non erano presenti durante il suo primo intervento. Spiega che il prologo al volume di racconti Piccole Storie era stato chiesto dal suo editore per bilanciare il titolo poco esplicativo.
Per illustrare le storie piccole si è servito di uno dei quadri più grandi, di cui si conosce tutto compreso il nome del cane. L'evento rappresentato è la nomina a cardinale del figlio del duca. Sarà quel cardinale Federigo Borromeo di cui si parla anche ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Ma l'attenzione di Eugenio Giudici non è catturata da nessuno degli illustri uomini ritratti nell'affresco, è catturata dalla nana di corte. Questo personaggio è nel quadro piccolo tra i piccoli, "ma gli spunti possono venire dalle cose più piccole che possiamo immaginare", fa notare Eugenio.
Proseguendo nel suo ragionamento Eugenio Gudici estrae la riproduzione di una foto sbiadita e commenta: "guardando questa fotografia mi è venuto uno spunto". La foto passa di mano in mano, riprende un gruppo di persone in una cantina. "A cosa vi fa pensare?" Chiede Eugenio.
Johnatan risponde: “Imbottigliano il vino, ma hanno bevuto perché la bottiglia è vuota”. In un dialogo vivace si commenta la foto e le osservazioni portano a circoscrivere la realtà delle persone sulla base di alcuni indizi. Come il fatto di portare tutti i baffi, caratteristica che negli anni Venti contraddistingueva i socialisti, mentre la barba era un segno distintivo della classe media o degli intellettuali.
"Erano socialisti, ho dato i nomi e li ho ficcati in un altro romanzo, partendo da questa foto ritrovata, probabilmente uno di questi è un parente di mia moglie", precisa Eugenio Giudici, per fare capire che non bisogna mettere le briglie all'immaginazione.
Simone propone ai partecipanti di scegliere un personaggio della foto e di descriverlo. Il primo a parlare è Giorgio che puntando il dito osserva: "Questa specie di Stalin, poi è diventato Peppone e ha ispirato il romanzo di Guareschi. E' un tipo che vuole mostrare la sua manualità, sa fare tante cose, fa vedere ai suoi amici come si tappano le bottiglie, la sua espressione è di estrema soddisfazione”.
Poi è la volta di Greta: “Questo è un tipo nervoso che parla a scatti, osserva, parla a scatti, è il più giovane e impulsivo e indirizza il gruppo a scegliere cosa fare".
Poi parla un partecipante, Luigi che dice “Sono tutti distinti cittadini e quello con il cappello di Panama è un proprietario di terre che è stato invitato a partecipare e chiede che cosa possiamo fare per migliorare la situazione di crisi”
Poi è la volta degli altri personaggi: l'avvocato, il giudice, il chirurgo che indossa il camice e un pilota, e poi, fa notare Giorgio, c'è un ultimo personaggio che non si vede, che guarda la scena e scatta la foto.
Infine Eugenio legge un brano tratto da L'ultimo galeone per riprendere e sviluppare il tema della fotografia. Paul un giornalista americano e Irina una fotografa dialogano sul rapporto che si instaura tra ciò che è l'immagine fermata da uno scatto e la verità oggettiva. Esiste una fotografia oggettiva e una fotografia che cerca di afferrare l'atmosfera e le emozioni, la poesia della realtà.
Simone allora chiede: "Possiamo estendere la fotografia della verità alla vita: noi consideriamo la nostra verità fotografica e non ci chiediamo se esistono altre verità". Poi guardando un partecipante domanda "chi sei realmente? Sei quello che tu pensi di essere? Sei quello che gli altri pensano tu sia? Sei uno, nessuno e centomila?" Greta dice di rimando: "A volte non ho una verità su di me". Simone conclude "Anche la vita reale è fatta di fantasia".
Simone allora chiede: "Possiamo estendere la fotografia della verità alla vita: noi consideriamo la nostra verità fotografica e non ci chiediamo se esistono altre verità". Poi guardando un partecipante domanda "chi sei realmente? Sei quello che tu pensi di essere? Sei quello che gli altri pensano tu sia? Sei uno, nessuno e centomila?" Greta dice di rimando: "A volte non ho una verità su di me". Simone conclude "Anche la vita reale è fatta di fantasia".
Su queste parole e sui saluti l'incontro si conclude.
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
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