mercoledì 28 maggio 2014

Preghiera del detenuto

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Preghiera del detenuto. 
di Franco Cordisco  (Opera, 14.2.2014)

PACE per Gerusalemme di Margherita Lazzati



PREGHIERA DEL DETENUTO
di Franco Cordisco

Cristo, io sono carcerato.


Avrei più tempo dei certosini per pregarti, ma forse tu solo sai quanto sia difficile pregare per un carcerato.


La ribellione esplode ogni momento, dal più profondo di noi stessi.
E’ difficile pregare e credere quando ci si sente abbandonati dall’umanità.

Anche per te fu difficile pregare sulla croce e gridasti la tua angoscia, la tua delusione, la tua amarezza: “Perché mi hai abbandonato?”

Perché sulla tue labbra era diverso: tu eri l’innocente.
Noi innocenti non siamo, come d’altronde non lo è nessun uomo sulla terra.


Anche tu fosti un carcerato, un torturato, un imputato e un condannato.
Tu il cui scandalo per i virtuosi di professione fu di canonizzare, senza miracoli e senza processi, un ladro condannato a morte.


A te signore, vittima di tutte le ingiustizie commesse dall’ingiustizia umana, rivolgiamo il nostro grido: ”Accettalo come preghiera”.

Tu perdoni e dimentichi, noi però non vogliamo l’elemosina della pietà.
Vogliamo che si creda in noi, nella nostra rigenerazione signore, io non voglio perdere la mia dignità umana per il fatto che sono un carcerato.

Non voglio rinunciare ad essere, voglio credere che almeno tu, il più giusto ed innocente dei condannati della storia, sarai capace di capire le mie lacrime, la mia rabbia.
Tu sei l’unico filo di speranza vera.

Cristo, dammi la fede nella vera libertà che è dentro di noi e che nessuno può strapparci.

Fotografia:

"PACE per Gerusalemme" - Gerusalemme, 2008 - Foto di Margherita Lazzati

In Mostra al Concorso “La festa dell’incontro: culture, tradizioni, religioni”
ASSOCIAZIONE RONDINE CITTADELLA DELLA PACE 2008

La Foto è dedicata da Margherita Lazzati a Carlo Maria Martini
e Filippo Grandi Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite
per il soccorso e l’assistenza ai profughi palestinesi che vivono in Giordania,
Libano, Siria, Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
per il loro incessante impegno per la PACE a Gerusamemme.

E a Franco Cordisco, Poeta detenuto, per la sua PREGHIERA.

martedì 27 maggio 2014

Adikea la città invisibile di San Vittore

Incontro del 12 maggio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Anche il carcere è una città invisibile.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
La giornata è primaverile, il cielo azzurro attraversato da qualche nuvola fa sperare che per un po’ pioggia e temporali stiano alla larga da Milano. Simone insieme a Giorgio Cesati Cassin entrano nella fortezza San Vittore e, dopo la trafila dei controlli, giungono al sesto secondo. Azalen, in ritardo, scopre con disappunto di avere dimenticato il libro di Massimo Grimellini che Renata aveva chiesto in prestito. L’aula è semivuota e il bibliotecario cerca di spiegare i motivi delle assenze e delle scarse adesioni con l’argomento che i corsi sono troppi rispetto all’utenza ridotta. 

L’applicazione del provvedimento che fissa una soglia massima di detenuti per ogni cella ha notevolmente ridimensionato la popolazione di San Vittore. Per iniziare, Simone legge il resoconto dell'incontro precedente su Le citta invisibili (Vedi QUI), spesso interrotto da qualche osservazione e ripete che Calvino vede la città non solo come luogo di scambi commerciali, ma come luogo di scambi di parole, pensieri e relazioni umane. 

Anche il carcere è una città invisibile”, qualcuno esclama. 

"La compresenza di persone così diverse tra loro, fa del carcere uno specchio della società di oggi", poi i partecipanti si intergoano sulle ragioni che spingono a andare in paesi lontani. Proprio questa curiosità di sapere che senso abbia spostarsi da un luogo all’altro induce, infatti, il Gran Khan (in Le città invisibili, il romanzo discusso collettivamente durante il precedente incontro) a intrattenersi con il suo ambasciatore. 

La domanda dell’imperatore dei Tartari a Marco Polo rimbalza nel gruppo. Qual è il senso del viaggio? 

Il pretesto è in parte fornito dal lungo elenco di nazionalità straniere, letto da John. In un solo reparto sono rappresentate aree estese del pianeta, lingue e culture diverse: 

Egitto, Perù, Danimarca, Romania, USA, Marocco, Filippine, Brasile, Bangladesh, Serbia, Tunisia, Cina, Albania, Equador, El Salvador. 

lunedì 26 maggio 2014

Conversazione con Zero: la vita è una questione di scelte

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

La vita è una questione di scelte. 
di Fiore

Zero è un tipo che ti può piacere o che puoi odiare, e chi mi legge ne sa qualcosa. E' sempre di buon umore e ha sempre qualcosa di positivo da dire. Quando qualcuno gli chiede come va, lui risponde: "potrebbe andare meglio!"... è un ottimista. 

Se un detenuto ha un giorno un po' no, Zero riesce a fargli vedere il lato positivo della situazione. Non è però un ingenuo; non è un pacifista. 

Vederlo mi incuriosiva e così un giorno mi avvicinai per chiedergli: 
"Io non capisco, non è possibile essere ogni giorno ottimista, come fai?" 
Zero rispose: 
"Ogni giorno mi sveglio e mi dico, oggi avrò due possibilità... posso scegliere di essere di buon umore o posso scegliere di essere di cattivo umore! E scelgo di essere di buon umore! Quando mi succede qualcosa di brutto, io posso scegliere di essere una vittima o di imparare da ciò che mi è successo. E scelgo di imparare da ciò che mi è successo! Ogni volta che qualcuno veniva da me a farsi tagliare i capelli e si lamentava per qualcosa, io potevo scegliere di accettare le lamentele o di aiutarlo a vedere il lato positivo della vita! Non potrò mai cambiare il mondo e ne sono pienamente cosciente." 

venerdì 23 maggio 2014

Le città invisibili

Incontro del 5 maggio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Le città invisibili di Italo Calvino letto a San Vittore.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi un bel sole sparge briciole di luce sulla città quasi a voler far dimenticare i piovaschi recenti. L’aria si è nuovamente riscaldata e rende piacevole la sosta sulle panchine di piazza Filangieri. E’ quanto confida Leandro Gennari, seduto in attesa dell’arrivo di Azalen e Simone a godersi la brezza primaverile. “Ho fatto il pensionato sulla panchina”, dice scherzosamente, salutandoli. 

Insieme si dirigono al sesto secondo, e trovano l’aula predisposta per l’incontro, con le sedie in cerchio. Come da protocollo, quando il gruppo è ormai riunito, Azalen inizia a leggere il resoconto. 

La lettura è interrotta dall’osservazione di John, causata dal richiamo - nella trama di Antigone (Nel precedente incontro si è discusso di Antigone, vedi QUI) - al divieto di dare sepoltura a Polinice, decretato dal re Creonte. 

Per i partecipanti che non erano presenti all’ultimo incontro, Azalen ricorda che l’Ade, era per i greci l’oltretomba dove i defunti, trasformati in pallide ombre, vagavano per l’eternità. 

Morti viventi”, commenta John, accostando le anime dei trapassati ai detenuti imbottiti di farmaci. Un altro partecipante in modo consequenziale, parla di un fenomeno macabro: le morti apparenti e il ritrovamento di bare con i graffi lasciati, nel vano tentativo di sollevarne il coperchio. 

Ma è la miserevole condizione dei detenuti “sorvegliati a vista” a prevalere sui discorsi un po’ disordinati: ristretti - come viene precisato - in celle vuote, dotate solo di un materasso e di una coperta: “Ci facciamo male con le nostre mani, decidiamo noi, perché è diverso se uno si butta da un palazzo fuori, ma qui l’autorità carceraria è responsabile e deve prevenire il suicidio”, dice lo stesso John, motivando le misure estreme. 

Jerry a sua volta denuncia le condotte autolesionistiche, frequenti nel carcere e un altro partecipante evoca le condizioni disumane degli ospedali psichiatrici giudiziari dove i degenti possono essere sottoposti anche a percosse. 

Simone per introdurre il tema dell’incontro propone due brani, tratti da Le città invisibili, di Italo Calvino, il fortunato libro che conquistò allo scrittore l’invito a tenere conferenze anche in America. Il romanzo, dalla struttura aperta è composto da una serie di relazioni di viaggio che si presume Marco Polo abbia presentato all’imperatore dei Tartari, Kublai Khan. 

mercoledì 21 maggio 2014

Disponibili all'incontro - la relazione che unisce

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Disponibili all'incontro: la relazione che unisce. 
di Jerry

DISPONIBILI ALL’INCONTRO: LA RELAZIONE CHE UNISCE

Ogni gesto nostro ispirato al bene condivide lo spazio del mondo con gli altri. Anche nei momenti furiosi che opacizzano spiragli, negli accadimenti furiosi più bui, non rifiutare il grido dell’altro è capire un po’ di più anche di noi stessi. 
Ci sono domande che incalzano: Che cosa devo fare? E come devo fare? Imperativi che diventano legge morale. 

Potere prendere sul serio ogni giorno è l’esercizio della nostra relazione con gli altri e ci stacca da uno sguardo abitudinario. Dall’ascolto di striscio, dalla noia per ciò che sentiamo ripetitivo, dal silenzio della lontananza, dal nostro tornaconto. 

Ci manca la rivoluzione dell’entusiasmo. 


domenica 18 maggio 2014

Antigone tra diritto privato e diritto pubblico

Incontro del 28 aprile 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Antigone di Sofocle e di Anouilh. Riflessioni sul rispetto delle leggi.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il tempo è variabile con un corteo di nuvole che vaga per il cielo. Azalen, Simone e Leandro Gennari varcano la soglia di San Vittore. L’aula è vuota e si aspetta l’arrivo dei partecipanti. Dopo la rituale lettura è Simone a proporre il tema della legge proponendo l’Antigone la tragedia scritta da Sofocle e rappresentata a Atene, nel 442, in occasione delle Grandi Dionisie. 

Simone chiede: "chi conosce quest’opera?" Qualcuno l’ha studiata a scuola ma ne rammenta poco la trama. E’ necessario introdurne la storia narrando l’antefatto. In cui Edipo, allontanato dalla propria città, vi ritorna e uccide senza saperlo il padre Laio, sposando la madre Giocasta e generando due figli maschi Eteocle e Polinice e due figlie femmine Ismene e Antigone. Appresa l’orrenda verità, il re decide di accecarsi. Alla sua morte, lascia il regno ai due figli che si accordano a avvicendarsi nel governo di Tebe. Ma, scaduto il termine, Eteocle si rifiuta di cedere il trono al fratello, il quale arma un esercito e con altri re stranieri assedia la sua città. Nella guerra entrambi i fratelli muoiono e il nuovo re Creonte stabilisce di dare sepoltura a Eteocle che era morto difendendo Tebe e di negarla a Polinice che aveva marciato contro i suoi.

La tragedia Antigone inizia a questo punto. La ragazza decide di dare sepoltura al fratello, trasgredendo la legge di Creonte, suo zio, e scoperta viene tradotta dalle guardie del palazzo in sua presenza.

Simone legge ai partecipanti il dialogo serrato, tra il re che incarna la legge e Antigone che incarna i valori sacri della famiglia e il sentimento di pietà che esula dal giudicare la ragione e il torto dei due fratelli. Nell’Ade tutti sono uguali ella proclama. 

lunedì 12 maggio 2014

Sono un carcerato ma già un uomo nuovo

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Sono un carcerato, ma già un uomo nuovo
di Jerry

SONO UN CARCERATO, MA GIA’ UN UOMO NUOVO

FARE SCUOLA AI DETENUTI E’ SPALANCARE UNA FINESTRA INTERIORE NELLA LORO VITA PER FAR PRENDERE LORO COSCIENZA DEGLI ERRORI PROVOCATI DA DISUGUAGLIANZE ECONOMICHE; PASSIONI UMANE; DISORDINI E VENDETTE

Nel carcere di San Vittore di Milano chi mi ha teso la mano mi ha permesso di rialzarmi. Mi sento un uomo nuovo, la mia crescita è avvenuta grazie alle persone che credono che tutti possono cambiare. Oggi, con i miei progetti e pensieri e con l’aiuto del Signore serbo speranze che vorrei realizzare.

Vivere il volontariato nel mondo chiuso del carcere non è un servizio di supplenza alle istituzioni, è un impegno civile e quando la salute ancora protegge e la fede dell’uomo si è irrobustita, il docente offre il suo ruolo di docente tra i discenti “ristretti”. Ora, nella Casa circondariale di San Vittore proseguono corsi di scuola nei vari indirizzi. Agli educatori tutti, con la loro vicinanza ai detenuti, il grazie per gli stimoli che offrono.

Fare scuola ai detenuti è spalancare una finestra interiore nella loro vita per far prendere loro coscienza degli errori, scaturiti da disuguaglianze economiche, da passioni umane, da disordini e vendette. Sentono così che la funzione culturale è un arricchimento delle loro capacità e abilità, una scoperta di valori che aprono a una fraternità ritrovata, troppo lontana nel mondo “per bene”.

lunedì 5 maggio 2014

Chiave

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Chiave
di Luigi

Chiave che fa rumore,
sia di argento, di rame, o in colore.
Trasmette il suono della paura,
che accogli nell’anima oscura


Porta il timore
Insieme la tristezza e il dolore

Apri il cuore
Soltanto con amore
Che annuncia la libertà
Senza imporre difficoltà
O chiude le opportunità
Il domani cosa sarà?

Trova la serratura giusta
Chi si lamenta, chi si angoscia
Chiave adeguata arriva nella tolleranza

Riportando con sé l’onore e la speranza.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

L'ultima riga delle favole

Incontro del 14 aprile 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
L'ultima riga delle favole di Massimo Gramellini. Parlare di bellezza.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi c’è un bel sole splendente e Leo Gennari, Simone e Azalen salgono, come al solito, lo stretto budello che porta al sesto secondo. Fuori l’aula c’è un’insolita animazione, rotta da un alterco tra persone nel corridoio. L’attesa è lunga, poi compaiono due partecipanti, un terzo viene a salutare perché, si giustifica, si è iscritto al corso d’inglese. 

Alla fine si inizia con la lettura del resoconto seguita dalla proposta di un libro saggio scritto da un giornalista, Massimo Gramellini. L’ultima riga delle favole. Un romanzo fiabesco in cui il protagonista, Tomàs, un uomo burbero e scontento di sé, si trova proiettato in un luogo sconosciuto dove sente riaccendere in lui quella scintilla di curiosità che langue in molti esseri umani.