Incontro del 20 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore.
Carmelo Pistillo presenta Passione Van Gogh.
Carmelo Pistillo, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin, Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
I mangiatori di patate - Vincent Van Gogh (1885) |
Pochi, ma non li si vuole penalizzare, con accenni alle defezioni e si procede come da copione alla lettura del resoconto. Poi Azalen invita l’ospite a presentarsi. Questi inizia con il dire: “Mi chiamo Carmelo ma non sono siciliano”, poi sorvolando sulle note autobiografiche, mostra l’ultima sua fatica, Passione Van Gogh, ed. Book time. Un breve testo teatrale “ectoplasmatico” - come annota lo stesso Pistillo nella prefazione -, in cui il pittore (Vincent Van Gogh) si materializza sulla scena, dopo la visita del personaggio-autore, al museo di Amsterdam.
Si imbastisce così un misterioso dialogo-monologo tra l’artista e i suoi fantasmi, fantasmi della sua psiche malata e ombre che popolano un’esistenza dai contorni controversi, marchiata dall’aspirazione a un ordine primigenio, trascorsa nella incomprensione e nella solitudine.
Carmelo Pistillo ripercorre con i partecipanti alcune tappe della vita dell’artista: l’apostolato nelle miniere del Borinage, il rapporto con il fratello Theo, i numerosi fallimenti sentimentali, quali l’amore per Sien, la prostituta-modella dal volto butterato per il vaiolo, l’amicizia con Paul Gauguin, fino all’epilogo del suicidio nei campi di grano di Auvers.
Nel testo, addentrandosi nel labirinto mentale di Vincent, Pistillo coglie alcuni momenti topici della vita dell’artista, senza seguire un rigoroso ordine temporale, nello sforzo di riaprire una comunicazione interrotta e di afferrare il nesso tra la sua arte, la sua follia, e il senso forte e sanguigno della natura che pervade opere come I mangiatori di patate. Un intreccio tra vita, pittura e scrittura che tratteggia la figura di un artista, mosso da grandi passioni e ideali.
Carmelo Pistillo racconta della lunga gestazione di questo testo che ha dovuto scrivere, confida, come per ubbidire a un comando. L’impulso a scrivere essendogli venuto da una visione avuta mentre viaggiava in treno. Visione decisiva nell’indurlo a dedicarsi allo studio dell’artista e decidere di trarre da questo contatto un testo, destinato alla rappresentazione teatrale.
Mostra la copertina scura, dalla quale affiora il ritratto di Van Gogh, dagli occhi enigmatici, opera di John Peter Russel. Il racconto di Pistillo si sofferma sulla biografia dell’artista. Partendo dal nome Vincent, dato dai genitori in ricordo di un fratello, nato un anno prima e vissuto pochi giorni. Nome che evocando la morte, aleggia come un presagio sulla sua esistenza infelice e sfortunata. Su questo punto Giorgio Cesati, psicanalista, rintraccia alcune delle ragioni della vita sofferta del grande pittore.
Poi Pistillo parla degli studi interrotti di Van Gogh, dell’aspirazione di diventare pastore, degli anni trascorsi nelle miniere. Ricordando tutte le vicende che hanno portato alla rivelazione del suo genio creativo, dall’impiego presso una ditta di mercanti d'arte, ai numerosi viaggi tra L'Aia, Londra e Parigi. Fino alla sua prima grande opera pittorica: I mangiatori di patate, che rivela il suo talento e l’acuta sensibilità per una tavolozza composta dai cupi toni della terra.
Poi la svolta estetica con la conoscenza degli impressionisti francesi, a Parigi. Più tardi, nella Francia del sud, la sperimentazione dei colori puri, accesi, quasi a trasporre sulla tela la forte luce del sole dei paesaggi della Provenza.
Poi la svolta estetica con la conoscenza degli impressionisti francesi, a Parigi. Più tardi, nella Francia del sud, la sperimentazione dei colori puri, accesi, quasi a trasporre sulla tela la forte luce del sole dei paesaggi della Provenza.
La passione per la pittura assorbe tutte le sue energie, dipinge paesaggi rurali, ambienti cittadini, figure umane, ritratti, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli sull'esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet.
Carmelo Pistillo racconta un Van Gogh inedito, quasi specchio e emblema di una disperata ricerca di verità e di amore, fino a farne lo stigma dell’artista che non trova alcuna consolazione nei rapporti umani e cerca una sua personale cifra espressiva.
Carmelo Pistillo racconta un Van Gogh inedito, quasi specchio e emblema di una disperata ricerca di verità e di amore, fino a farne lo stigma dell’artista che non trova alcuna consolazione nei rapporti umani e cerca una sua personale cifra espressiva.
Ne è esempio, il sodalizio con Gauguin, il quale è mosso solo da ragioni di opportunismo (era stato convinto a convivere con Vincent dal fratello Theo che si era impegnato a sostenerlo economicamente) e la sua fine disastrosa che procurò a Van Gogh una crisi culminata nel taglio del lobo dell’orecchio. Da questo momento la follia ritorna a intermittenze a stravolgere la vita dell’artista.
Per Van Gogh si rende necessario il ricovero in ospedali psichiatrici e a soli 37 anni si tira un colpo di pistola al cuore. Il racconto si arricchisce di tanti particolari di un’esistenza che Pistillo ha scandagliato, basandosi anche sul monumentale epistolario di Van Gogh.
Giorgio invita Carmelo Pistillo a leggere qualche brano del testo. Carmelo recita un monologo ricreando per un momento la suggestione di una recita teatrale. Infine invita i partecipanti a scegliere una cartolina che regala con la riproduzione delle opere dell’artista.
Poi lascia il suo volume per aggiungerlo alla dotazione biblioteca.
Prima di scambiarsi i saluti, qualcuno si avvicina per stringergli la mano e congratularsi per l’incontro interessante.
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
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