martedì 3 marzo 2015

Lettera a un figlio che diventerà papà

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Lettera a un figlio che diventerà papà. 
di Luca Sainaghi
La paternità vissuta in carcere deve confrontarsi con i sentimenti di impotenza e solitudine rispetto a norme che limitano l’evolversi naturale di una relazione affettiva. Nel testo riportato le immagini di padre e figlio si confondono, le distanze generazionali si annullano e i ruoli reciproci sono oggetto di scambio. L’uomo che ha fatto soffrire e che è stato fonte aspra di insegnamenti e di conflitti diventa per il figlio pietra di paragone, da imitare e dalla quale differenziarsi. In un’epoca caratterizzata dalla evaporazione del padre e dal declino di ogni forma di autorità, rimane l’ancoraggio di una figura che offre la propria esperienza, in questo caso drammatica, come base per articolare un messaggio di forza e di speranza.

A UN FIGLIO CHE DIVENTERÀ PAPÀ

di Luca Sainaghi

Questa mattina ho pensato a te, poi a mio padre, tuo nonno… Pensavo a te e mi veniva da piangere e i pensieri correvano a quando ti ho visto nascere, a quel meraviglioso momento. Ti ho amato tanto in questi anni, ma anche rifiutato…

Rifiutato perché tu toglievi spazio a me, alla mia relazione con la mamma, a volte il tuo esistere mi agitava, il tuo richiedere attenzioni quasi mi affaticava; eppure eri così piccolo e indifeso, così bello da coccolare, così dolce quando dormivi, così odorante di latte… un odore indimenticabile.

Negli anni tu crescevi, ma io non riuscivo a essere coerente nell’amarti, quante volte mi sono stressato nel correrti dietro quando dovevo importi una regola; tantissime altre volte tua madre mi ha scaricato le sue ansie, le sue stanchezze, rispetto all’educarti, allo starti dietro, alle malattie. Ti ho ripreso dopo un brutto voto, ti ho punito per la tua eccessiva vitalità. A volte ti ho sgridato, forse sculacciato per poi pentirmi e stare male.

Tu eri un po’ me, quel bambino che guardavo ero io e io ero il mio papà.

Sembra una magia detta così, invece questa proiezione di me in te, mi ha angosciato, non volevo essere mio padre, spesso avrei voluto essere te.


I miei sentimenti, le mie parole, i miei comportamenti ti hanno ferito, schiacciato, fatto soffrire proprio come era stato per me: eppure le mie ferite avrebbero dovuto fermarmi, urlavano dentro di me, cercavano di bloccarmi, e a volte sono riuscito a essere un uomo diverso, diverso da tuo nonno.

Ho sbagliato, figlio mio, ho commesso tanti errori, ho fatto soffrire chi mi amava, ma spero tu possa perdonarmi, capirmi e darmi una nuova possibilità di relazione, di incontro. Lo dico a te, ma come avrai capito lo dico a me, perché non è facile essere te, ma non è facile essere nemmeno me, in mezzo, tra il passato e il futuro, tra la nostalgia di ciò che non c’è più e la possibilità di vivere ancora tanto tempo. 


So che anche per te non è facile affrontare la vita, sei fragile, acerbo, irruento e docile, allo stesso tempo, testardo… sei quello che sono stato io e è per questo che non ti accetto, perché ti sembrerà strano, ma ti invidio, invidio la grande possibilità di poterti giocare la tua spensieratezza, di potere essere sognatore e ancora una volta in maniera ambigua, mi dispero se tu perdi un’occasione per essere orgoglioso di te stesso, un frammento della tua giovinezza. 

Caro figlio mio, spero che tu comprenda questo pensiero… non è quello che ti dico io che ti fa crescere, è la vita che correndo te lo chiede. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora. Proteggiti e allo stesso tempo vivi al massimo ogni esperienza, cogli ogni attimo della tua fuggente giovinezza e allo stesso tempo abbraccia fiero il tuo passato, la storia della tua famiglia, facendo diventare la tua vita una grande possibilità, un percorso indimenticabile.

Cogli ora l’occasione di essere un padre migliore per tuo figlio e non perché io possa essere orgoglioso di te, ma perché lui lo possa essere di te.

Che tu possa rispettare anche solo il ricordo di ciò che ti ho lasciato di buono…

Voglio che tu sappia che sei per me il più grande significato della mia esistenza.

Vi abbraccio, perché attraverso voi riesco a guardare avanti.

Luca Sainaghi

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