venerdì 15 maggio 2015

Il tradimento necessario

Incontro del 5 marzo 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Giuda poteva scegliere di non tradire?
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari, Iginia Busisi Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Il bacio di Giuda - Caravaggio (1602)

Tradire (etimologia): v. tr. [lat. tradĕre «consegnare», attraverso il sign. di «consegnare ai nemici», «consegnare con tradimento»; cfr. soprattutto l’uso assoluto del verbo tradĕre nel passo del Vangelo di Luca (22, 48) che parla della consegna di Gesù da parte di Giuda (Iesus autem dixit ei: Juda, osculo Filium hominis tradis), e poi di traditor riferito a Giuda in Marco 14, 44 (dederat autem traditor eius signum eis dicens ...), ma v. anche traditore]

Tradire (significato): Treccani


Oggi al Libroforum Leandro Gennari, Iginia Busisi, Simone e Azalen hanno invitato i partecipanti a discutere di tradimento. 

Nelle nostre vite i tradimenti irrompono continuamente, fanno parte del tessuto stesso delle relazioni umane e segnano importanti punti di svolta. Ma tradire è sempre sbagliato? 

Simone ricorda che l'etimologia della parola è il latino tradere e significa consegnare, consegnare al nemico. Dopo questa breve parentesi “dotta”, invita Max a leggere un brano del saggio Tradimenti di Gabriella Turnaturi

L'autrice prendendo le mosse da alcuni archetipi biblici come Giuda e Pietro fino ad arrivare al presente, cerca di cogliere le mille facce del tradimento. Il tradimento di Giuda è emblema della natura doppia e imprevedibile di ogni rapporto. 

Scrive l'autrice: “È sempre apparso intollerabile anche ai non credenti, non solo perché è il Cristo a essere tradito, ma perché si baratta amicizia, fiducia, lealtà per denaro”. 

Nel gruppo ci si interroga sul perché Giuda si sia impiccato, a differenza di Pietro, prescelto come capo della Chiesa. Simone, parafrasando il brano, sostiene che Giuda attraverso il suicidio paradossalmente mostra la sua fedeltà a Gesù, non vuole dimenticare o ignorare la propria ambivalenza, si spinge fino a assumersi tutto il peso della sua colpa. 

Poi spiega che, secondo certi studiosi, i trenta denari erano una somma irrisoria per Giuda che, essendo il tesoriere, aveva accesso alle donazioni che la comunità dei discepoli riceveva. La ipotesi che avrebbe tradito per avidità è storicamente poco plausibile. 

Leandro non è d'accordo con questa ricostruzione: “Giuda fa del male a un altro, commette un'azione grave perché accusa una persona che andrà incontro alla morte, Pietro tradisce per difendere se stesso”, sostiene. 

La replica a questa osservazione riporta la discussione sul tema del tradimento necessario. 

Gli esempi vengono anche dal gruppo: si può tradire in molti modi per leggerezza, per ambizione, per invidia, per vendetta, per affermare la propria autonomia: ma si tradisce anche per il bene, rivelando un segreto scomodo, denunciando un'azione sbagliata. 

Per Simone, Giuda decide di tradire nell'interesse della collettività, perché gli ebrei aspettavano un messia politico, un liberatore del popolo dalla dominazione romana, vuole spingere Gesù a manifestare il suo piano di salvezza terrena. 

È  Leandro ancora a far notare che tutte le azioni umane sono oggetto di critica e possono esserci più verità; questo fa parte della debolezza umana; la storia si riporta secondo gli occhiali che si usano. Simone gli risponde che propone questa interpretazione perché è meno nota rispetto a quella che ci è stata tramandata; per alcuni studiosi Giuda è un corredentore: “Avere più interpretazioni ci consente di avere più verità, un tradimento non può avere un senso unico”, conclude. 

Namyar chiede come mai in fatto di religione vi possano essere versioni differenti, per uno che non è cattolico questo è un problema. Il Corano non presenta varie versioni. Simone gli risponde che anche il mondo islamico è diviso tra sciiti e sunniti. A differenza del Corano, che è stato dettato a Maometto, i vangeli sono stati scritti dagli evangelisti in tempi differenti e presentano delle discrepanze: l'evangelista Giovanni è il più severo verso Giuda e è l'unico che accenna al suo suicidio. Addirittura è stato ritrovato un vangelo scritto da Giuda, che dà un'altra versione dei fatti. 

Iginia riporta la discussione sul tema del tradimento, dicendo che anche l'omertà è un tradimento. Sandro le fa eco, ricordando il caso del figlio di Casella in cui le mamme della Locride, dopo il rapimento di Cesare da parte della 'ndrangheta calabrese, non hanno parlato. 

Mariano osserva che uno non parla per non fare succedere cose più gravi. 

Vladimir prendendo spunto dalla piega della conversazione, racconta una sua vicenda personale, in passato ha violato un patto con il fratello, svelando un suo segreto, per impedire che continuasse a sbagliare. Qualcuno gli domanda: Tuo fratello come ha reagito? E lui risponde : Non si è fidato più di me e si è allontanato, adesso ci stiamo riavvicinando. Dal racconto di Vladimir affiora la natura complessa della fiducia e del tradimento. 

Namyar, a margine delle cose dette da Simone, fa sapere che nel suo paese islamico si studia la storia delle religioni per avere una visione generale della bibbia e delle altre fedi religiose. 

L'incontro volge al termine, Iginia, a proposito di Giuda, commenta che l'umano ha bisogno di avere un capro espiatorio. A conclusione, cita Leopardi autore dell'Infinito, osservando che a differenza degli stranieri Shakespeare, Byron, Shelley, nella nostra poesia c'è la calma. Il dramma dove l'abbiamo messo? Si chiede. Il dramma è nell'Opera. 

La lettura di una sua bellissima lirica dedicata al silenzio conclude questa vivace sessione del Libroforum.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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